lunedì 16 settembre 2019

L'ANIMALE (che mi porto dentro) - Nicola Pettorino

Nicola Pettorino
E' il terzo romanzo di Nicola Pettorino che leggo. Autore che so essere "vero", che sento vicino, pur non avendolo mai incontrato di persona. 

Scorre, si legge in un attimo (e non solo per via dei caratteri di stampa, "Easy Reading"). Si desidera procedere nella lettura, si desidera conoscere il seguito.

Colpisce la ripetizione quasi ossessiva, ricorrente, sempre uguale a sè stessa, della descrizione dell'evento che scatena l'animale protagonista del romanzo.  Un loop, un rehersal, un rimuginio questa descrizione che torna, viene riproposta, ripetuta, reiterata.

Molti interessanti spunti vengono toccati, nessuno davvero approfondito, in una sorta di proposta multipla di riflessione, su argomenti cui l'autore rimane tangente.
Nondimeno le proposte sono presenti.

Stereotipi descritti e mai davvero rovesciati, situazioni e crimini quotidiani di cui si prende atto, con la consapevolezza che qualcosa dovrebbe essere agito, ma senza proposte. Amare prese di coscienza, amare constatazioni.
Non superficiali, tutt'altro, bensì semplicemente abbozzate.

Cronaca attuale e storia passata che purtroppo ritorna, a fare da sfondo alla vicenda.
Un trauma atroce, tremendo, senza un perché, un evento crudele e insensato che segna per sempre la vita di chi ne è protagonista e non muore.
Sete di vendetta, piatto servito freddo, che non restituisce ciò che è stato tolto, che non risolve.
Sete di rivalsa, desiderio di giustizia, di restaurazione di un ordine diverso, di abolizione della violenza e della crudeltà.

Non si può che provare vicinanza con questo giustiziere improvvisato, piuttosto ingenuo e fisicamente potente. Non si può  non condividere il desiderio di "aggiustare".

E' anche inevitabile fare i conti con l'interrogativo che più viene posto durante tutta la narrazione: se è vero, come è purtroppo vero che lo Stato di Diritto non è anche necessariamente Stato di Giustizia, che non sempre la legalità è anche equità, allora può essere considerata accettabile la legge del taglione?

Una vita condizionata da un singolo, tragico, crudele, impensabile evento. Un'alternativa è possibile? E' desiderabile un'alternativa?

Il finale, che non deve essere qui anticipato, lascia un ambivalente sospeso.
Interessante, vale la pena riflettere sui sentimenti che questo suscita.

Ottimo romanzo per trascorrere un pomeriggio piacevole; coinvolgente, accattivante.

"Ci vorrebbe il foglio di via per tutti. Fuori dai coglioni e a casa loro [...]
Mi viene in mente che, probabilmente, le stesse cose le dicevano dei suoi genitori quando erano saliti su dalla Puglia" (p. 30)

"Non riesco a dare nessun senso logico al loro terrorismo. A nessun terrorismo." (p. 34)

" "L' animale" è nervoso, gli prudono le mani. Odia la violenza gratuita. Non sopporta chi picchia le donne, i vecchi e i bambini, diventa nervoso".  (p. 43)
Il moto spontaneo è chiedersi se invece picchiare un maschio adulto sia più sopportabile. Ma fa parte della narrazione, dei luoghi comuni toccati e non sviscerati. Lo si concede, tanto più se si legge poi che:
"Grandi, grossi e cattivi, posso fargli del male senza provare scrupoli di sorta" (p. 62)


"Città di merda, mondo di merda". (p. 49)

"La vita non è uguale per tutti, non tutti si guadagnano il pane allo stesso prezzo. C'è chi smazza per quattro soldi e chi ha tutto senza neanche doverselo sudare" (p. 66)

Pubblicato nel novembre 2018, anche questo romanzo di Nicola Pettorino ha finalità altruiste.
Infatti "L’intero incasso derivante dalla vendita del libro verrà devoluto a Marco Veglia, adolescente di Trucchi rimasto gravemente ferito a seguito di incidente stradale".

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