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martedì 19 ottobre 2021

LUNGO PETALO DI MARE - Isabel Allende

 

Guerra, violenza. Resistenza, rivoluzione, accettazione.

Pablo Neruda e il Winnipeg in questo romanzo avvincente e coinvolgente come sanno essere i libri di Isabel Allende.

Tra Europa e Sud America, una sequela di fughe, esilii, violenze, resistenza e ricostruzione. 

Dalla guerra civile in Spagna alla fuga dalla dittatura franchista, lunghi mesi di stenti trascorsi nella prigionia dei campi profughi.
La speranza, vite da ricominciare, di nuovo spezzate dal golpe cileno.
Nuova fuga dalla dittatura di Pinochet, nuovo approdo, nuovo inizio.

Lunghe vite strappate dalle loro radici.
Vite che proseguono, nonostante tutte le morti incontrate.

"Nuove navigazioni" [...] "E così fino alla fine" (p.344)

Un libro bello, intenso, avvincente.

domenica 6 settembre 2020

IL FASCISMO ETERNO - Umberto Eco

https://incamminoconunlibro.blogspot.com/ Poche pagine, righe rade.

L'incipit, un programma: "Nel 1942, all'età di dieci anni, vinsi il primo premio ai Ludi Juveniles (un concorso a libera partecipazione coatta per giovani fascisti italiani - vale a dire, per tutti i giovani italiani).

Leggerissima descrizione del clima fascista. Scanzonata e allegra, dà conto del clima in modo efficace, se la storia si è studiata. Altrimenti, l'atmosfera rischia di passare inosservata. Per ora. 

"...libertà di parola significa libertà dalla retorica" (p.13).

"Vidi le prime fotografie dell'Olocausto, e ne compresi così il significato prima di conoscere la parola. Mi resi conto da che cosa eravamo stati liberati" (p. 15)

"In Italia c'è oggi qualcuno che dice che il mito della Resistenza era una bugia comunista. E' vero che I comunisti hanno sfruttato la Resistenza come una proprietà personale, dal momento che vi ebbero un ruolo primario; ma io ricordo partigiani con fazzoletti di diversi colori." (p.16)

"Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo retorica" (p.22)

"Il fascismo era un totalitarismo fuzzy. Il fascismo non era una ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. [...] Il partito fascista era nato proclamando il suo nuovo ordine rivoluzionario ma era finanziato dai proprietari terrieri più conservatori, che si aspettavano una controrivoluzione." (p.26)

Potente e incisivo questo piccolo scritto. Da D'Annunzio, poeta nazionale che in Germania sarebbe stato giustiziato piuttosto che acclamato, alla cultura, talmente ignorata da permettere la crescita dei futuri Partigiani all'interno delle associazioni fasciste, "non tanto perché gli uomini di partito fossero tolleranti, quanto perché pochi di loro possedevano gli strumenti intellettuali per controllarle" (p. 29), alla Neolingua di Orwelliano conio ("Tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso" - p- 47)

Corso e ricorsi storici. Inutile evidenziare analogie; chi comprende già sa, chi non vuol sentire resta sordo.
 
Potente piccolo discorso di Eco, scrittura incisiva, modi informali, messaggio importante. 




domenica 12 aprile 2020

LA STORIA - Elsa Morante

LA STORIA - Elsa Morante
Un pilastro, La Storia.
Un pilastro che leggo solo ora, per la prima volta.
Gigantesca, Morante.
Semplice, La Storia, narrata come un dato di fatto, quello che in fondo è. 
Disarmante nella sua pacatezza, agghiaccianti le vicende di cui si entra a fare parte, con la consapevolezza che si tratta di storie realmente accadute, che davvero l'Italia è stata (e in fondo è ancora) questo. 

Per proseguire la lettura bisogna sospendere il giudizio, non pensare. Immergersi nella vita delle persone descritte, dipinta da Morante, e tenere relegato in un angolo della propria consapevolezza ogni sentimento possibile, per evitare che prenda il sopravvento. 

Terribile e meravigliosa, feroce e poetica, La Storia. 
Da leggere, assolutamente. 
Anche in questi tempi oscuri, che sembra facciano di tutto per riportare il buio. Da leggere, sentire, rivivere, la Storia. 

1) La parola fascismo è di conio recente, ma corrisponde a un sistema sociale di decrepitudine preistorica, assolutamente rudimentale, e anzi meno evoluto di quello in uso fra gli antropoidi [...]
2) Simile sistema di fonda infatti sulla sopraffazione degli indifesi (popoli o classi o individui) da parte di chi tiene i mezzi per esercitare la violenza
3) In realtà, fino dalle origini primitive, universalmente, e lungo tutto il corso della Storia umana, non sussiste altro sistema fuori di questo.  [...] - (p. 565)

Fra i due sventurati falsari, diversi per natura, c'erano pure delle somiglianze inevitabili. Ma di queste, la più interna e dolorosa era un punto di debolezza fondamentale: l'uno e l'altro, interiormente, erano dei falliti e dei servi, e malati di un sentimento vendicativo d'inferiorità. (p. 45, di Hitler e Mussolini)

Di vita, di morte. Soprattutto di morte, La Storia. E della possibilità di morire pur continuando a respirare. Vite interrotte, prima della loro fine biologica. 
Un romanzo fondamentale, che accompagna, avvolge, colpisce e rimane, anche dopo l'ultima pagina. 
Stupendo. 

 

domenica 19 maggio 2019

COME SCOPPIO' LA II GUERRA MONDIALE - Palmiro B. Boschesi

Maggio 2019 - ...

"Il Duce - scrive Ciano nel diario - è più che mai covinto della necessità di ritardare il conflitto. Tiene molto a che io provi ai tedeschi, documenti alla mano, che lo scatenare una guerra adesso sarebbe una follia" (p.6). 
Non perché la guerra sia essa stessa una follia, bensì perché Mussolini era consapevole della inadeguata preparazione bellica. 
"Prima di lasciarmi, comanda ancora ch'io faccia presente ai tedeschi che bisogna evitare il conflitto con la Polonia, perché ormai è impossibile localizzarlo e una guerra generale sarebbe per tutti disastrosa" (p.6)

"Torno a Roma disgustato della Germania, dei suoi Capi, del loro modo d'agire. Ci hanno ingannato e mentito. E oggi stanno per tirarci in un'avventura che non abbiamo voluta e che può compromettere il Regime e il paese" (p.22)

Un vecchio testo, una monografia sullo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Uno di quei testi che giacciono su uno scaffale per decenni, in attesa di essere presi in mano, consultati se non letti, e che improvvisamente assumono carattere di attualità.




Arnoldo Mondadori Editore, 1974.

sabato 17 settembre 2016

LA BANALITA' DEL MALE - Hannah Arendt

Lucido e razionale il resoconto di Hannah Arendt del processo ad Eichmann a Gerusalemme.
Non si tratta di un processo ordinario, non ha nulla di "normale".
Appare evidente che non si tratta del processo ad una persona che si è resa complice di un crimine orrendo, una vera e propria carneficina, ma è il processo a un'idea astratta, l'antisemitismo. 

Evidenzia irregolarità, stranezze, superficialità, anomalie sia nella lettura dei documenti che nell'ascolto dei testimoni. Sottolinea presenze e assenze.

Testimonianza apparentemente fredda e molto articolata, quella di Arendt. Agghiacciante la semplicità nel racconto di fatti impensabili eppure accaduti. 
Un saggio estremamente interessante, per comprendere il passato e una buona parte dell'attuale presente.

Quando l'attenzione in un processo si sposta dal particolare all'astratto, dai fatti concreti alle ideologie, dai crimini commessi al desiderio di riscatto che assomiglia alla vendetta, il risultato è scadente.
Un pessimo processo, nessuna analisi costruttiva le cui conclusioni possano sostituire le basi per un cambiamento di rotta. 
L'antisemitismo è protagonista, non il valore della vita umana. 

Dalle leggi razziali, l'imposizione della croce gialla, primo passo apparentemente innocuo ma che in sé segnava il destino di coloro che la portavano, alla "soluzione finale", lo sterminio di tutti gli ebrei, sembra esista una distanza incolmabile.
I fatti dimostrano che è breve, brevissimo, il tratto che separa la discriminazione dalla violenza più atroce.

"Perché non vi ribellaste?"
[...]
"Ma la verità vera era che sia sul piano locale che su quello internazionale c'erano state comunità ebraiche, partiti ebraici, organizzazioni assistenziali. Ovunque c'erano ebrei, c'erano stati capi ebraici riconosciuti e questi capi, quasi senza eccezioni, avevano collaborato con i nazisti, in un modo o nell'altro, per una ragione o per l'altra. La verità vera era che se il popolo ebraico fosse stato realmente disorganizzato e senza capi, dappertutto ci sarebbe stato caos e disperazione, ma le vittime non sarebbero state quasi sei milioni".

"Ché la lezione di quegli episodi è semplice e alla portata di tutti. Sul piano politico, essi insegnano che sotto il terrore la maggioranza di sottomette, ma qualcuno no, così come la soluzione finale insegna che certe cose potevano accadere in quasi tutti in paesi, ma non accaddero in tutti. Sul piano umano, insegnano che se una cosa si può ragionevolmente pretendere, questa è che sul nostro pianete resti un posto ove sia possibile l'umana convivenza".

Dichiara tra l'altro Eichmann che "I giudici non l'avevano capito: lui non aveva mai odiato gli ebrei, non aveva mai voluto lo sterminio di esseri umani. La sua colpa veniva dall'obbedienza, che è sempre stata esaltata come una virtù. Di questa virtù i capi nazisti avevano abusato, ma lui non aveva mai fatto parte della cricca al potere ..."

Ogni guerra è criminale.
"La verità è infatti che alla fine della seconda guerra mondiale tutti sapevano che i progressi tecnici compiuti nella fabbricazione delle arimi rendevano ormai "criminale" qualsiasi guerra. Proprio la distinzione tra soldati e civili, tra esercito e popolazione, tra obiettivi militari e città aperte, su cui si fondavano le definizioni che dei crimini di guerra aveva dato la convenzione dell'Aja, proprio quella distinzione era ormai antiquata".

martedì 3 maggio 2016

INSCIALLAH - Oriana Fallaci

Pesante, questo romanzo. Pesante e duro, eppure molto bello.
L'assurdità della guerra, che è tale anche se camuffata da "operazione di pace".

La Fallaci si beffa di chi la guerra la fa, i suoi soldati sono caricature, sono goffi, sono ridicoli, sono sanguinari, sono sciocchi, sono strateghi, e sono tremendamente umani. 

I soldati odiano la guerra.
I soldati amano la guerra.
Uomini raccontati attraverso la guerra. 

Che dire di questo romanzo. Faticosa la lettura, soprattutto quando i personaggi si esprimono in lingue diverse, compresi diversi dialetti italiani, e pure in latino, e di seguito Fallaci traduce. Difficile seguire il corso dei pensieri di questi personaggi che sono insieme reali e inventati.

Eppure è un libro che si legge volentieri, che non si vuole lasciare a metà. 

Il contingente italiano in Libano, è a Beirut ufficialmente per una "missione di pace". Ma è un nome che si da agli interventi militari per non spaventare i soldati, le loro famiglie, per tenere quieta l'opinione pubblica. Missione di pace.
Andiamo, armati fino ai denti, a portare la pace. E quanto stupore, quando si scopre di essere invece in piena guerra. Con il richio concreto di non tornare a casa vivi.

"La prossima guerra non sarebbe scoppiata tra ricchi e poveri: sarebbe scoppiata tra guelfi e ghibellini cioè tra  chi mangia carne di maiale e chi non la mangia, chi beve il vino e chi non lo beve, chi biascica il Pater Noster e chi frigna l'Allah russillallà" - Pistoia, si torna alle Crociate, Pistoia, borbottava sempre Gassàn. E a volte aggiungeva - O ci siamo già tornati?

"Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgon neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle provocate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".

"Gli era parsa così irreale la frase siamo-alla-guerra-qui. Perchè malgrado i film sul Vietnam e i giornali e i mesi di addestramento in caserma, non riusciva cogliere il significto della parola guerra. Non riusciva a capire che roba fosse. Stanotte sì, invece. Poteva dirlo che roba è. E' una malattia che sciupa dentro, un cancro che si mangia il cuore, una lebbra che imputridisce l'anima e induce la gente a far cose che in pace non farebbe mai". 

Un impietoso racconto che attraverso personaggi e comparse fornisce uno spaccato della vita alla guerra. Una descrizione della stupidità umana, dell'inutilità dell'essere e dell'amare di fronte all'inganno, la rabbia, l'odio cieco.
Con la sua proverbiale durezza l'autrice ricorda che la guerra è un gioco stupido e assurdo, dalla quale non si esce vincitori mai. 



venerdì 13 novembre 2015

NUMERO ZERO - Umberto Eco

La fantasia supera la realtà. E la realtà supera la fantasia. Un bel dilemma. 
Finzione o cronaca? Romanzo o dossier?

Scorrevolissimo, intrigante. 
La redazione di un non-giornale. Lezioni di non-giornalismo. O forse, più propriamente, di ciò che nella pratica il giornalismo è davvero.

Un giornale nuovo, che non vuole davvero essere pubblicato. Esecizi di stile e di ricatto.
Un pubblico bue, ignorante, smemorato, disattento. Una parodia di sé stesso. O forse piuttosto un ritratto perfettamente somigliante. 
Editori, lobby, circoli chiusi. 
Eco fa sorridere, preoccupare, arrabbiare. E si legge con piacere. 

"Viviamo nella menzogna e, se sai che ti mentono, devi vivere nel sospetto. Io sospetto, sospetto sempre"

"Avevo perduto ogni certezza, salvo la sicurezza che c'è sempre qualcuno alle nostre spalle che ci inganna."

Mirabile la lezione di "risposta ad una smentita". Tale preciso Smentuccia potrebbe scrivere al giornale  per smentire una notizia che lo riguarda, ed il giornalista Aleteo Verità smentisce la smentita. Divertente, se non fosse specchio della realtà. 
"L'insinuazione efficace è quella che riferisce fatti di per sé privi di valore, ancorché non smentibili perché veri"

La Stampa al servzio del potere. Un Potere che non sempre è facile riconoscere. Verità costruita, insinuata, inventata. 
Un complotto infinito.
Fatti realmente accaduti, notizie realmente lette e sentite, qualche incongruenza sulle date e cronologia creativa, ma non importa, l'obiettivo è un altro. 
Dati e fatti mescolati ad invenzioni, illazioni, supposizioni, costruzioni. Verosimiglianza che potrebbe essere verità. Oppure no. 

Un bel romanzo, una lettura piacevolissima. 
Che lascia il solito amaro sapore, il sospetto che una speranza non ci sia. Frustrante. 
Ma ne consiglio la lettura. Del resto Umberto Eco, tagliente e sornione, sa giocare in modo mirabile con le parole. Ne vale la pena.



mercoledì 3 giugno 2015

AURAMALA - Ivan Fowler

Spionaggio, segreti, intrighi. 
Nell'Europa trecentesca, due agenti segreti a servizio del Re di Inghilterra hanno un missione da compiere, che li porterà in Italia. 
Personaggi interessanti, storia intrigante.
Una ricostruzione storica attenta, luoghi e situazioni reali. Personaggi inventati incontrano persone davvero esistite.

"...possedeva una qualità strana, neutra, quasi infantile, come fosse un innocente stanco degli affanni mondani, sebbene Fra' Demetrio sapesse che si trattava di una contraddizione in termini. Il Gallese sembrava consapevole della propria semplicità d'animo, e si era rassegnato alla propria ingenuità in quel mondo di lupi da molti, molti anni. Molte persone perdevano la propria innocenza nel preiso istante in cui se ne rendevano conto, ma non il Gallese.

"I poveri e gli innocenti meritano carità, non violenza"
"Il denato può ripagarti della miseria e della paura?"

 Messaggi incodice, identità celate. 
Il potere della Corona di Inghiltera, tra mito, onore e magia. 

Avvincente, interessante, a tratti commovente. 
Un bel romanzo.