Delizioso racconto, scalda il cuore (e nel contempo lo gela) fin dalle prime parole.
Parole di bimbo, scritte da un adulto.
L'umanità descritta dal basso, dall'altezza e con gli occhi di un bambino.
Cattura, entra in chi legge e lì rimane.
"La mia ignoranza è finita verso i tre o quattro anni e certe volte ne sento la mancanza" (p.7)
"Per molto tempo non ho saputo che ero arabo perché non c'era nessuno che mi insultava" (p.9)
La discriminazione in 17 parole.
"I bambini sono tutti quanti molto contagiosi. Quando ce n'è uno, subito arrivano gli altri" (p.13)
Fin dai primi capitoli ci si innamora della disincantata, infantile maturità della voce narrante.
"Avevo già nove anni o poco meno e quella è un'età in cui si pensa già, eccetto forse quando si è felici" (p.15)
"Si erano conosciuti nella comunità ebrea in Germania dove non li avevano sterminati per sbaglio e avevano giurato che non si sarebbero fatti prendere più"
"Quel birbante non era di questo mondo, aveva già quattro anni ed era ancora contento" (p. 22)
Non c'è bisogno di motivi per avere paura.
"La gente tiene alla vita più che a tutto il resto, è anche buffo se si pensa a tutte le cose belle che ci sono al mondo" (p.43)
E' disarmante la logica capovolta di un bimbo già grande.
E' bellissimo questo racconto.
La diretta semplicità che scaturisce dal chiamare le cose con il loro nome, usando espressioni e parole che stridono con l'ipocrisia con cui le persone adulte, integrate in un sistema di concetti farlocchi, artefatti, racconta la vita.
"Sarebbe proprio una buona cosa se il signor Hamil sposasse madame Rosa, perché erano giusti di età e si potevano deteriorare insieme che è una cosa che fa sempre piacere" (p. 107)
"In Francia i minorenni sono molto protetti e quando nessuno se ne occupa li mettono in prigione" (p. 127)
Illogicità dell'essere umano adulto, messa a nudo da un bambino che con la sua disincantata semplicità smaschera la stupidità di un sistema costruito per non essere a misura di persona.
Un romanzo bellissimo, irrinunciabile, un regalo prezioso preso in mano e apprezzato a distanza di anni.