Molto bello, ritmato, coinvolgente. Una buona lettura.
Ex Libris Libertas: chi meglio legge meglio pensa. "Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare", [...] il verbo "sognare" [...]" - Daniel Pennac ("Come un Romanzo").
sabato 14 novembre 2015
IL MESTIERE DI SCRIVERE - Raymond Carver
Molto bello, ritmato, coinvolgente. Una buona lettura.
domenica 27 settembre 2009
IL LINGUAGGIO DEL CAMBIAMENTO - Paul Watzlawick
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La realtà costruita, soggettiva, può essere analizzata e modificata utilizzando il linguaggio adeguato nel modo migliore.
Se la realtà non è oggettiva ed esterna a noi, ma nostra personalissima, costruita quale “immgine del mondo”, il linguaggio é in grado di cambiarla.
Linguaggio che, se origina dal destro dei nostri due cervelli, e se azzecca il lessico, la grammatica, la sintassi appropriati per una situazione specifica, può essere potente quanto la più concreta delle azioni.
Tristemente concreto il chiasma: "L'aiuto ai paesi in via di sviluppo consiste nel portar via denaro ai poveri nei paesi ricchi per darlo ai ricchi nei paesi poveri, battuta che, ahimé, coglie fin troppo nel segno."
Un saggio da leggere.
Con spirito critico, con un occhio ai nostri tempi e a chi del discorso rivolto agli emisferi destri fa professione di ciarlatano.
lunedì 21 gennaio 2008
LA SCOMPARSA DEI FATTI - Marco Travaglio
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Stile conciso, diretto, lessico appropriato e di uso comune, linguaggio giornalistico. Scorrevole.
Ironico, a tratti molto divertente davvero.
Eppure faticoso.
Ogni sua frase è un macigno.
Tratta contenuti di una pesantezza non misurabile.
"La scomparsa dei fatti" è, tra i suoi libri che ho iniziato, il più "leggero".
Racconta della triste realtà in cui versa l'"informazione" di massa in Italia. Che tace, distorce, elabora, manipola ... in poche parole mente.
In modo consapevole, a volte criminale, nel vero senso della parola.
Il contenuto è chiaro: i media italiani nascondono sistematicamente i fatti (in vari modi, più o meno palesi, più o meno ingegnosi), sostituendoli con un vuoto girotondo di vuote parole.
Non dicono nulla, e pretendono che non ce ne accorgiamo (e purtroppo spesso hanno ragione!).
Come commentare questa chicca di lucida denuncia? Spero che l'autore non ne abbia a male: vorrei riportare testualmente, tra i tanti da lui citati, il caso della "notizia senza nome".
Che, come troppo spesso succede, se non fosse tragico sarebbe davvero comico. Esilarante, azzarderei.
Il 27 novembre 2005 l'Usigrai, il primo sindacato dei giornalisti Rai, dirama un comunicato del suo segretario Roberto Natale:
Le informazioni sul processo romano a Cesare Previti, che oggi i lettori del Corriere della Sera hanno trovato a pagina 18, erano in possesso, nelle stesse modalità, del titolare milanese della cronaca giuiziaria della Rai, Carlo Casoli. La notizia è rimasta però nella sua penna; nessuna delle quattro testate nazionali (i tre tg e il Giornale radio) ha voluto ieri mandare in onda il servizio o dare la semplice informazione. E poiché le vicende serie hanno talvolta un aspetto comico, Casoli si è anche sentito fare, da una delle quattro testate, una proposta singolare; "Mandaci pure il servizio, ma per cortesia non fare nomi". Evidentemente la preoccupazione di offrire un nuovo fianco a critiche già roventi è più forte dei doveri di correttezza dell'informazione. Questa la situazione della Rai di oggi, che il presidente del Consiglio ama invece immaginare impegnata nella militanza antiberlusconiana.
Lo strepitoso Travaglio riporta i dettagli di questo fatto grottesco, e si lancia nella stesura di un pezzo da manuale, da lui stesso introdotto così:
... E' un vero peccato, comunque, che Casoli abbia gettato la spugna, perché il servizio senza nomi avrebbe fatto il giro del mondo e sarebbe stato studiato in tutte le scuole di giornalismo dell'orbe terracqueo. Proviamo ad immaginare il testo [...]
Buonasera. Oggi la Procura di una nota capitale europea, che non citiamo per mantenere la suspense, ha chiesto il rinvio a giudizio di un noto parlamentare di una repubblica che si affaccia sul Mediterraneo (e che non nominiamo per la legge sulla privacy). L'uomo, di professione avvocato, già ministro della Difesa, membro di un importante partito (che non nominiamo per rispetto del pubblico più impressionabile) e braccio destro del capo del governo uscito a sua volta da vari processi per amnistia, attenuanti generiche, prescrizioni o depenalizzazioni dei suoi reati varate da lui medesimo, è accusato di avere corrotto un perito del Tribunale (il cui nome non citiamo per non offendere il comune senso del pudore) affinché liquidasse un megarisarcimento pubblico non dovuto alla società di un petroliere (il cui nome tacciamo per rispetto dei minori all'ascolto). Grazie per la cortese attenzione e a voi tutti buonasera.
Non serve commento. Se non fosse davvero tanto tragico, tutto ciò sarebbe molto, molto comico.
Marco Travaglio cita tra gli altri Josef Pulitzer, e con lui vorrei concludere (consigliando naturalmente a tutti di leggere - e far leggere - questo saggio imprescindibile):
"Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri".
"La Scomparsa dei Fatti" - Marco Travaglio (2006)