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mercoledì 1 giugno 2022

IL CASO MALAUSSENE - Daniel Pennac

 

Superfluo rimarcare: delizioso.

La famiglia Malaussene è una perla di stramberie, tanto improbabile quanto irresistibile. 

Malaussene è un caso: in grado di essere capro espiatorio ad oltranza, sempre e comunque. 

L'albero genealogico si è allargato, i bambini sono ora giovani adulti, e portano con sè la specialità della famiglia da cui provengono.
Un rapimento, una richiesta di riscatto, una Giudice adorabile, uno scrittore sotto scorta, qualche mistero e numerosi episodi comici.  

Pubblicato nel 2017, questo romanzo lascia aperta la porta a un seguito, che sarebbe davvero bello poter leggere a breve. Al momento non sembra ci siano indicazioni di una continuazione della saga Malaussene.


martedì 30 luglio 2013

STORIA DI UN CORPO - Daniel Pennac

I
Un Diario in eredità.
Il diario di un padre, lasciato alla figlia.
Racconti di vita interiore, di sentimenti ed emozioni espressi attraverso la tangibile concretezza delle azioni-reazioni corporee.
Un diario fisico, eppure così interiore.

"Ebbene, io ti difenderò! Ti difenderò anche da me stesso!
Ti farò i muscoli, ti fortificherò i nervi, mi occuperò di te ogni giorno, mi interesserò a tutto quello che senti".
Dice il padre bambino a sé stesso. Anzi, al proprio corpo.

" [...] puoi padroneggiare le vertigini, ma non le sconfiggerai mai."

"La paura non ti protegge da nulla e ti espone a tutto!
Il che non vuol dire che non si debba essere prudenti. Papà diceva: La prudenza è l'intelligenza del coraggio."

"La differenza fra le coccole di puro affetto e quelle che si concedono per far smettere di piangere. Nel primo caso il bebè si sente al centro dell'amore, nel secondo sente che lo si vuole buttare dalla finestra."

Un bel libro, a tratti divertente, delicato.
Una storia qualunque in cui ci si può immedesimare. Perché tutti noi abbiamo un corpo.




mercoledì 17 marzo 2010

DIARIO DI SCUOLA - Daniel Pennac

Incipit strepitoso, per un libro degno di Pennac.
Dopo Come un Romanzo, apologia della lettura in quanto puro piacere personale, Diario di Scuola esprime la libertà negata all'imparare.
Vivo e vitale. Divertentissimo, a tratti esilarante.
Rappresenta una profonda analisi di come l'istituzionalizzazione del sapere possa impedire la conoscenza che sulla carta promuove.

Qualche citazione, tratta da un libro che vale la pena di leggere per intero.

Un pomeriggio [...] mentre mio padre mi spiegava trigonometria nella stanza che fungeva da biblioteca, il nostro cane venne quatto quatto a mettersi sul letto dietro di noi. Appena individuato, fu seccamente mandato via: " Fila di là, cane, sulla tua poltrona!"
Cinque minuti dopo, il cane era di nuovo sul letto. Ma si era preso la briga di andare a recuperare la vecchia coperta che proteggeva la sua poltrona e vi si era steso sopra. Ammirazione generale, ovviamente, e giustificata: tanto di cappello a un animale in grado di assiciare un divieto all'idea astratta di pulizia e trarne la conclusione che occorresse farsi la cuccia per godere della compagnia dei padroni, con un vero e proprio
ragionamento! Fu un argomento di conversazione che in famiglia durò per anni. Personalmente, ne trassi l'insegnamento che anche il cane di casa afferrava più in fretta di me. Credo di avergli bisbigliato all'orecchio: "Domani ci vai tu a scuola, leccaculo!"


Maledizione del ruolo sociale per il quale siamo stati istruiti ed educati, e che abbiamo recitato "per tutta la vita", cioè per la metà del nostro tempo da vivere: toglieteci il ruolo, non siamo più nemmeno l'attore.
Queste carriere finite tragicamente evocano un'angoscia a mio avviso assai paragonabile al tormento dell'adolescente che, convinto di non avere alcun avvenire, prova così tanto dolore a dover continuare comunque. Ridotti a noi stessi, siamo ridotti a nulla. Tanto che, qualche volta, ci uccidiamo. Come minimo, è una lacuna della nostra educazione.

Il sapere è anzitutto carnale. Le nostre orecchie e i nostri occhi lo captano, la nostra occa lo trasmette. Certo, ci viene dai libri, ma i libri escono da noi. Fa rumore, un pensiero, e il piacere di leggere è un retaggio del bisogno di dire.

martedì 21 novembre 2006

COME UN ROMANZO - Daniel Pennac



Per iniziare questa mia raccolta virtuale di libri che ho letto e che mi sento di consigliare, la scelta è caduta in modo naturale su "Come un romanzo".
Un piccolo saggio sulla lettura di uno degli autori le cui opere trovo particolarmente divertenti e piacevoli.
"Pochi oggetti risvegliano quanto il libro il sentimento di assoluta proprietà. Caduti nelle nostre mani i libri diventano i nostri schiavi ... "

Difficile aggiungere qualcosa a quanto contenuto in questo piccolo gioiello di piacevolezza.
L'ho letto in poco più di due ore, durante un viaggio in treno. Le pagine sono scivolate rapidamente, il tempo sembrava fermo, eppure mi sono trovata alla stazione di arrivo troppo presto.
Una lettura ben fatta salva da tutto, compreso da se stessi”. E una lettura ben fatta è quella che assorbe, gratifica, arricchisce, diverte, ... è quella lettura che abbiamo scelto perchè ne avevamo voglia.

Tutto questo è molto altro è riassunto nella "carta fondamentale dei diritti del lettore" secondo Pennac.
Che dire di più?


I DIRITTI IMPRESCRITTIBILI DEL LETTORE:

  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire un libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere a voce alta
  10. Il diritto di tacere

Ecco, la mia Biblioteca Virtuale inizia così. ~

"Come un Romanzo" - Daniel Pennac (1993).

mercoledì 28 giugno 2000

IL PARADISO DEGLI ORCHI - Daniel Pennac

 

L'incontro con Daniel Pennac, autore che non ho più lasciato.
Stupendo Capro Espiatorio di professione, il signor Malaussene.

Meravigliosa prima puntata di una saga che non si vorrebbe finisse mai.

Incipit: "La voce femminile si diffonde dall'altoparlante, leggera e piena di promesse come un velo da sposa.
- Il signor Malaussène è desiderato all'Ufficio Reclami" (p.9)

"Gli orari della vita dovrebbero prevedere un momento, un momento preciso della giornata, in cui ci si potrebbe impietosire sulla propria sorte. Un momento specifico. Un momento che non sia occupato né dal lavoro né dal mangiare, né dalla digestione un momento perfettamente libero, una spiaggia deserta in cui si potrebbe starsene tranquilli a misurare l'ampiezza del disastro. Con queste misure davanti agli occhi, la giornata sarebbe migliore, l'illusione bandita, il paesaggio chiaramente delineato. Ma se si pensa alla propria sventura tra due forchettate, con l'orizzonte ostruito dall'imminente ripresa del lavoro, si prendono delle cantonate, si valuta male, ci si immagina messi peggio di come si sta. Qualche volta, addirittura, ci si crede felici!" (p. 182)