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mercoledì 21 settembre 2016

ORIANA FALLACI INTERVISTA ORIANA FALLACI - Oriana Fallaci

La Fallaci intervista sé stessa, con la morte addosso
Poche pagine, che si leggono in modo rapido e scorrevole, nonostante i temi affrontati non siano di poco conto. Lo stile aggressivo e deciso è inconfondibile. 

Parole strumentalizzate e strumentalizzabili, parole durissime. Contenuti non sempre azzeccati, ma su cui vale la pena riflettere. 
Salta all'occhio, se l'occhio è attento, uno slittamento entro quelle gabbie, quelle bandiere, quel tifo da squadra che lei per prima denuncia, smaschera, condanna, nel raccontare di schieramenti e fazioni. 
Ma non si può non cogliere ed apprezzare la ricerca e difesa della propria libertà intellettuale, la personalità rivoluzionaria, la decisione con cui questa persona affronta la vita e la morte. La propria morte imminente. 

"Perché ho la morte addosso. La Medicina ha sentenziato: "Signora, Lei non può guarire. Non guarirà" Stando a quel verdetto, e nonostante gli anticorpi del cervello, non ho molto rempo da vivere. Però ho ancora tante cose da dire, e un'intervista m'è parsa il mezzo più sbrigativo per dirne almeno alcune"

Il cancro:
"No, no, di lui parlo sempre. Apertamente, con tutti. Ne parlo anche per rompere il tabù di cui divenni consapevole quando lui mi aggredì la prima volta, e il chirurgo che mi aveva operato disse: "Le dò un consiglio. Non ne parli con nessuno". Rimasi allibita. E così offesa che non ebbi la forza di repilicare: "Che cosa va farneticando?!? Avere il cancro non è mica una colpa, non è mica una vergogna! Non è nemmeno un imbarazzo, visto che si tratta d'una malattia non contagiosa" E per settimane continuai a rimuginre su quelle parole che non comprendevo. Poi le compresi. Perché se dicevo d'avere il cancro molti mi guardavano come se avessi la peste [...]. O come se fossi già sottoterra. Impauriti, disturbati. Quasi ostili. Alcuni mi toglievano addirittura il saluto. Voglio dire: sparivano, e se li cercavo non si facevan trovare. Infatti fu allora che coniai il termine Alieno. [...]
 ... di rado lo chiamano con il suo vero nome. I giornali ad esempio dicono "malattia inguaribile"[...] Questo perpetua il tabù, e quasi ciò non bastasse, alimenta una menzogna. Perdio, non è vero che dal cancro non si guarisce! Spesso si guarisce. E se non si guarisce, si dura. Col mio sono durata circa undici anni. "

La democrazia
"Guardi, io non mi stancherò mai di ripeterlo: la democrazia non si può regalare come una scatoletta di cioccolata. La democrazia bisogna conquistarsela, e per conquistarsela bisogna volerla. Per volerla bisogna sapere e capire cos'é."

[...] i limiti e le bugie della democrazia. Non vi sono alternative alla democrazia. Se si rinuncia a quella, se muore quella, la libertà va a farsi friggere e come minimo ci ritroviamo in un gulag o in un lager o in una foiba. Insomma, in prigione o sottoterra. Ma quando ci riempiamo la bocca con la parola Democrazia sappiamo bene che la democrazia fa acqua da tutte le parti. Sappiamo bene che è un sistema disperatamente imperfetto e sotto alcuni aspetti bugiardo. [...]
Sono due, dice Tocqueville, i concetti su cui si basa la democrazia: il concetto di Uguaglianza e il concetto di Libertà. Ma gli esseri umani amano l'uguaglianza assai più della libertà, e della libertà spesso non gliene importa un bel nulla. Costa troppi sacrifici, troppa disciplina, e non è forse vero che si può essere uguali anche in stato di schiavitù?
Quasi ciò non bastasse, il concetto di uguaglianza non lo comprendono. O fingono di non comprenderlo. Per Uguaglianza la democrazia intende l'uguaglianza giuridica, l'uguaglianza che deriva dal sacro principio "La Legge E' Uguale per Tutti". Non l'uguaglianza mentale e morale. l'uguaglianza di valore e di merito. Non il pari merito d'una persona intelligente e d'una persona stupida, il pari valore d'una persona onesta e d'una persona disonesta. Quel tipo di uguaglianza non esiste. [...]
Il guaio è che la democrazia aiuta gli ignoranti e i presuntuosi a negare questa verità, questa evidenza. Li aiuta col voto che si conta ma non si pesa, cioè col suo affidarsi alla quantità non alla qualità [...]"

Rivoluzione e Scienza
"Il fatto è che contrariamente a loro, io sono una rivoluzionaria. Del mondo che mi circonda non mi va bene nulla fuorché le conquiste della Scienza. Non mi va bene nemmeno il suo concetto di rivoluzione. La Rivoluzione per me [...] La Rivoluzione per me è la metamorfosi del baco che senza far male a nessuno diventa farfalla. Una bellissima farfalla. E vola. Infatti io sogno sempre di volare. Come una farfalla anzi come un uccello". 

La morte
"Mi dispiace morire, sì. [...]
Amo troppo la Vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la Vita sia bella anche quando è brutta [...]
E con la stessa passione odio la Morte. La odio più d'una persona da odiare, e verso chi ne ha il culto provo un profondo disprezzo. [...] Il fatto è che pur conoscendola bene, la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della Vita e che senza lo spreco che chiamo Morte non ci sarebbe la Vita."


lunedì 22 dicembre 2014

UNA STORIA QUASI SOLTANTO MIA - Licia Pinelli, Piero Scaramucci


La Strage di Piazza Fontana. Milano, 12 dicembre1969.
Diciassette morti in un attentato. E più di ottanta feriti.
Non dovrebbe succedere mai. E' tuttora la quotidianita'.

Vengono immediatamente incolpati gli "anarchici di sinistra".
Si "scopre" dopo che gli autori sono fascisti, di destra.
Poco importa, di fronte ad una sola vita spezzata non c'e' idea che tenga, non c'è appartenenza che spieghi, non c'è affinità che giustifichi.
Nessuno ha il diritto di uccidere. Nessuno.



"Vedi, la morte è una cosa normale, come la vita, ma c'e' morte e morte. Ti viene l'odio per chi ti impone la morte, la morte in questo modo infamante, schifoso", dice Licia Pinelli.

C'e' infatti una vittima in piu'. Giuseppe Pinelli. Arrestato (o meglio fermato, e trattenuto illegalmente, a dispetto delle procedure), muore a seguito della caduta dalla finestra della Questura.
Incaricato delle indagini era il Commissario Calabresi, a sua volta assassinato nel 1972.

Il racconto di un ennesimo lutto ingiusto, di una legalità che manca, di omissioni, distorsioni, menzogne e occultamento della verità.
Testimonianza diretta di modalità che vengono messe in pratica in continuazione.
Anche ora. Oggi.
Ai fatti vengono sostituite le opinioni. Quando qualcuno, caparbiamente, in solitudine contro un sistema perverso, ricerca la verità, quando qualcuno finalmente ne trova dei frammenti, crudi, crudeli, evidenti, disarmanti ... allora è tardi. Non importa a nessuno.
E' cronaca del passato, il pubblico se ne dimentica.
Si dovrebbe imparare dalla storia. Non succede mai.

Un libro amaro. Un racconto semplicissimo. Pacato e drammatico.
La forza di una persona sola che ha il coraggio e la voglia di rimanere fedele a sé stessa.
Una figura imponente, Licia Pinelli.
Uno Stato assente. Lo Stato di Diritto, in Italia. Non c'è.

"Non mi sento sconfitta perché ho fatto tutto quello che potevo fare nell'ambito della legalità. Gli sconfitti sono coloro che non hanno avuto il coraggio di arrivare a scoprire la verità".

"Ma io sono sempre piu' attratta da quel che dicono le persone che da come si presentano".
"Se c'é una persona che desidera la pace sono io, e non ho mai vissuto in pace, sempre in guerra".


"Le cose cambiano", ma io sento solo: dovrebbero cambiare, perlomeno si fa in modo che cambino. E provo qualcosa che adesso potrei dire disagio, ma non e' disagio, e' come una speranza inutile, qualcosa che ti dice dentro che tanto non se ne fa niente, che e' solo illusione. Come quando credi allo Stato di diritto, la stessa sensazione."

"Bisognava rovesciare il tutto, e non lo puoi fare sotto l'impulso dei sentimenti. Dovevo riuscire a dissociarmi. La notte era mia e il giorno era un'altra cosa."

- Per lei, tutti i poliziotti sono cattivi?
- Io - le ho detto - ho denunciato i poliziotti che erano nella stanza, non tutti i poliziotti in blocco.

"Si dice durezza ma poi è la volontà di non cedere mai, nonostante tutto. C'è della gente che non cederebbe a una involuzione. Stanno attenti, osservano come sta andando questo paese, sono pronti a ribellarsi se le cose andassero in un certo modo. I perdenti in partenza che però non si arrendono mai."

Lella Costa commenta, tra l'altro, che "C'è sempre un sovrappiù di ingiustizia per le donne, uno schifoso surplus di insulti e indecenza", e di seguito, riferendosi alla voce di Licia Pinelli, "una voce bellissima, profonda, nobile e potente": "Forse, se avessimo potuto ascoltarla, più di quarant'anni fa, insieme a quella del suo amatissimo consorte e di tanti altri come loro, la storia di questo paese sarebbe stata diversa. E saremmo stati salvi".