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lunedì 22 settembre 2014

EXTRATERRESTRE ALLA PARI - Bianca Pitzorno


Cosa succederebbe se non conoscessimo il sesso cui appartengono i nostri figli finché questi non raggiungano l'età adulta?
Se l'educazione dei ragazzi e l'interazione tra le persone fosse indipendente dall'appartenenza di genere?

Un delizioso romanzo per ragazzi e adulti.
Con le caratterizzazioni dai contorni fin troppo definiti, tipiche dei racconti per ragazzi, Bianca Pitzorno induce a riflettere.
Pur ormai datato, non si può ritenere superato.

Divertente ed interessante, non può mancare nella libreria di ragazzi e genitori.

Mo è extraterrestre. Sul suo Pianeta le persone non conoscono il proprio sesso fino all'età adulta, nonostante questo sia già definito fin dalla nascita.
A nessuno importa. Le persone sono libere di sviluppare sé stesse seguendo i propri interessi e le proprie inclinazioni.
Mo è ospite di una famiglia terrestre, dove dovrà fermarsi 10 anni. Ha un'età corrispondente ai 10 anni terrestri.
La prima preoccupazione della famiglia terrestre è quella di stabilire se Mo sia un ragazzo o una ragazza, condizione senza la quale i "genitori" terrestri non sono in grado di relazionarsi in modo "adeguato" con l'ospite.

Una lucida denuncia dell'illogicità legata ai tradizionali ruoli di genere, dell'irrazionale resistenza a guardare le situazioni e soprattutto le persone per quelle che sono.
E un suggerimento a riflettere sulle "origini" delle differenze che tra i generi sembrano essere così evidentemente osservabili. Anche quando non lo sono.

Assolutamente da leggere.
"Che la questione avesse per i terrestri un'importanza fondamentale, Mo l'aveva capito fin dal primo momento"

"Scusate, certo che è importante! Visto che Mo deve restare dieci anni a casa nostra. Se non sappiamo se è maschio o femmina, in quale modo ci dovremmo comportare con lui? O con lei? ... insomma, con Mo, accidenti, qualunque cosa sia!"

"cosa significa "in che modo comportarvi?" Non capisco quali dubbi possiate avere. Era stato chiarito tutto nelle lettere, mi pare. Vi eravate impegnati ad essere gentili con Mo, a comportarvi esattamente come se si fosse trattato di un vostro figlio"

"Per aiutarli a crescere ci serve conoscere il carattere dei nostri bambini, le loro tendenze, i loro desideri, i loro punti deboli ... non se sono maschi o femmine ... Questo interesserà semmai loro, quando da adulti desidereranno metter su famiglia. Se ne avranno voglia, visto che su Deneb non è obbligatorio ..."
"Neanche da noi sulla Terra è obbligatorio" 
"Davvero? mi era parso di sì" rispose la denebiana "Evidentemente sbagliavo"

"Ma neppure in quel momento di disperazione la signora Lucilla ebbe il buon senso di pensare che, se avesse abituato Mo e il signor Nicola a avere  cura di Maurizio, ora non si sarebbero trovati così a mal partito"

"All'inizio Andrea aveva adottato la tattica che usava le rare volte che sua madre gli chiedeva qualche aiuto in casa. Non si rifiutava, ma faceva le cose talmente male che la volta successiva sua madre preferiva chiedere quel favore a Caterina.
Con Mo non aveva funzionato. Pretendeva che Andrea ripetesse l'operazione anche dieci volte, fino a eseguirla a regola d'arte".

"Se lo interrogavano, rispondeva a monosillabi e cercava di non sbilanciarsi. Su Deneb questa gli sarebbe sembrata una ipocrisia, ma sulla Terra si chiamava essere diplomatici".

"E lo sai, Tar, che se una donna non è considerata bella, tutti la criticano anche se è brava e intelligente e non va bene nè per sposarsi, perchè gli uomnini vogliono la moglie bella, né per lavorare, perché le richiedono la "bella presenza"? Invece un uomo può essere brutto come un maiale e viene stimato lo stesso sia come marito che nel lavoro."

Un romanzo per ragazzi la cui lettura è imprescindibile anche per gli adulti.
Leggero e nello stesso tempo profondo.
Lettura scorrevole e poco impegnativa, argomenti di notevole spessore.
Un crescendo di significati. L'avevo letto anni fa, ricordavo fosse un gran bel libro.
Mi ricredo. Bianca Pitzorno ha scritto un piccolo capolavoro.
Consigliatissimo. A tutti.




lunedì 5 marzo 2007

IL PICCOLO PRINCIPE - Antoine de Saint-Exupéry


Sto rileggendo in questi giorni questa fiaba delicata, nello stesso tempo leggera e un po' triste.
Di fronte ai perché della nostra vita quotidiana, ai grandi quesiti sul senso del nostro esistere, la visione infantile risulta profonda, mai superficiale, in grado di centrare l'essenza delle cose. E di far apparire futili e vacue le grandi preoccupazioni che impegnano lo scorrere delle giornate degli adulti.
Un tramonto, una rosa, una volpe ... metafore di ciò che conta davvero, sempre che esista qualcosa di veramente importante.
E una parodia delle cure cui le persone adulte tendono a dedicarsi con maggiore impegno e tenacia. Potere, vanità, vizi, denaro, ... assorbono le energie e l'attenzione degli individui, che però dimostrano di non essere in grado di guardare al di là del proprio naso, di non riconoscere nemmeno il disegno di un boa che digerisce un elefante.

"Cosa vuol dire addomesticare?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"..."

"E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".

Una favola deliziosa, che parla di amore, di amicizia, di vita e di addii.
Narrativa per ragazzi che fa molto bene agli adulti.

"Il piccolo Principe" - Antoine de Saint-Exupéry (1943)