domenica 22 settembre 2019

LA BOTTIGLIA MAGICA - Stefano Benni

Esilarante. 
Amaramente divertente, come la satira può essere. 
Tagliente, affilatissimo, pungente, sferzante, un umorismo tutto Benniano, in questo racconto che non è per bambini e bambine, anche se ne ha l'aspetto esteriore. 

Con la sua allegra fantasia, Benni descrive un mondo fantasioso che rispecchia, solo apparentemente esagerando, caratteristiche salienti del mondo reale in cui quotidianamente ci troviamo in immersione. 
Smaschera aspetti frivoli e più serie dinamiche di controllo delle masse. 

La bottiglia magica è un piccolo capolavoro di stili diversi che si amalgano e rendono la narrazione vivace, senza frammentarla. 

Si ritrova un'atmosfera che richiama quella di Elianto, in un racconto breve e meno articolato. 
Bellissima lettura, divertente, spassosa e intelligente. 

Un'esortazione all'autenticità, alla valorizzazione delle proprie specificità, una feroce condanna dell'omologazione che uccide lo spirito critico e la libertà individuale. 

Bellissimo libro, simpatica favola.

SARA AL TRAMONTO - Maurizio De Giovanni

SARA AL TRAMONTO - Maurizio De Giovanni
Intrigante questo nuovo personaggio. Sara; Mora.
Signora di mezza età che a prima vista appare più anziana di quanto non sia in realtà. Che ha la capacità di vedere le altre persone mentre sa rendersi pressochè invisibile. 

"Ex", Sara. Nessuno, ora.
Almeno in apparenza. Un delitto, un'assassina condannata, una bambina forse in pericolo. Nessun canale ufficiale per indagare sulla sua sorte.
Una indagine parallela, inesistente, commissionata ufficiosamente per uno scrupolo di coscienza. Limitate possibilità, possibilità apparentemente illimitate.

Piacevole e leggera la lettura di questo romanzo. Poco impegnativo, scorrevole, con trovate divertenti.

Un giallo non troppo complesso, pochi i personaggi, non è difficile immaginare l'identità della persona colpevole.
Più interessante è il profilo dei vari protagonisti, delle protagoniste, pur caratterizzati in modo netto e non esageratamente articolato.

Piacevolissima, snella, accattivante lettura di fine estate.

"[...] Ti assicuro, per esperienza personale, che in più del novanta per cento dei casi è molto meglio non sapere niente di nessuno." (p. 153)

"[...] se ogni assassino si premurasse di filmare certe odiose performance della propria vittima prima di ucciderla e poi le mostrasse come prova attenuante al proprio processo in tribunale, molte celle sarebbero vuote." (p.309)

"Aveva bisogno di succhiare, di svuotare la gente. Conosceva qualcuno che sembrava felice? Non trovava pace fin quando non gli aveva preso tutto, e finalmente leggeva in quegli occhi la disperazione." (p. 346)

sabato 21 settembre 2019

IL MAESTRO E MARGHERITA - Michail Bulgakov

IL MAESTRO E MARGHERITA - Michail Bulgakov
Iniziato, abbandonato, ripreso, lasciato nuovamente. Lettura ricominciata, daccapo, dall'incipit. 

Indiscutibilmente peculiare. Interessante, suscita curiosità. Ironico, indubbiamente.
Eppure pesante, non scorre. 
Si ha l'impressione di leggere di mondi alieni, non tanto per l'effettiva presenza di personaggi con caratteristiche sovrannaturali e di situazioni irreali, quanto piuttosto per la difficoltà di calare simboli e metafore e allegorie e satira in una Russia com'era nel primo '900. Una Russia sotto il regime Stailiniano. 

Ciononostante, questo libro chiede di essere letto. Giunge l'epilogo, e un aggettivo scalza di prepotenza tutti gli altri che potrebbero definire questo romanzo: impossibile. 
E' un romanzo impossibile, una lettura assurda, una storia indecifrabile, un libro impossibile. Impossibile. 

Destabilizza, spiazza, lascia attoniti. 

E' un capolavoro della letteratura russa del quale non ho capito nulla. 
A tratti divertente, si intuisce l'arguzia, ben scritto (o ben tradotto, o entrambe le cose). Eppure incomprensibile. Impossibile. 

"Nè la bigliettaia nè i passeggeri si stupirono della cosa più importante: non del fatto che il gatto fosse salito sul tram, ma che intendesse pagare! Il gatto non solo si rivelò solvibile, ma anche un animale disciplinato." (p.57)

"[...] c'era un vestito vuoto che scriveva su un pezzo di carta con una penna asciutta, non intinta nell'inchiostro." (p.186)

"[...] volava a cavallo di un grasso maiale che stringeva tra le zampe anteriori un portafoglio [...] (p.236)
"Anche noi vogliamo vivere e volare!" (p.236)

"Non concordavano su nulla e questo rendeva la loro discussione particolarmente interessante e interminabile" (p. 305)

Insomma, squinternato all'inverosimile. Eppure un filo conduttore c'è. I personaggi sono tanto assurdi e impossibili (sì, ancora una volta impossibili) quanto umani.
Le situazioni anche più surreali che in Alice nel Paese delle Meraviglie, eppure rispecchiano la realtà, spesso capovolta, che regola il vivere sociale. Non soltanto sotto regimi totalitari.

Insomma. Pesante e duro da digerire, ma un romanzo che vale la pena conoscere.





mercoledì 18 settembre 2019

AFTER DARK - Haruki Murakami

In Cammino con un Libro - Ex Libris Libertas
Temi ricorrenti: un'atmosfera sfuggente, irreale, musica in sottofondo, vecchi 33 giri in vinile. 
Il punto di vista, un noi, un plurale che non è majestatis quanto piuttosto un accomunare chi scrive con chi legge. Noi. 
Una telecamera fluttuante, l'osservazione esterna di scene la cui descrizione realistica cozza contro la sospensione delle situazioni. 

Personaggi che non hanno nulla in comune tra loro e persone reciprocamente legate nel profondo intersecano le proprie esistenze in una notte. 

Murakami scruta nella sofferenza, la sviscera, la scompone in immagini vivide, tangibili, concrete, solide e nel contempo oniriche, inconsistenti, impalpabili. 

Narrazione introspettiva e allegorica: niente è come viene descritto; ciò che è descritto significa altro. 
Incompiuto il finale, eppure il cerchio si chiude. E viene voglia di dormire per sempre, mentre il giorno si affaccia, come pagina bianca, su quelle vite di cui è stato appena accennato. 

Bel romanzo, penetrante e sfuggente. 

"A notte fonda, il tempo scorre a modo suo" (p.53)

"- Ti diverti, quando suoni? [...]
- Sì. A parte volare su e giù per il cielo, è la cosa che mi diverte di più"
- Hai volato su e giù per il cielo?
Takahashi sorride. E sempre soddifendo lascia passar un po' di tempo
 - No, non ho mai volato, [,,,]" (p. 75)

"Se morire significa venire chiusi da soli in una stanza, in un palazzo di uffici, allora, qualunque cosa si faccia, non c'è via d'uscita." 
[...] 
Da ovunque sia arrivata questa realtà, pensa, chiunque mi ci abbia portato, sta di fatto che ora sono stata abbandonata in questo posto, sono rinchiusa tutta sola in quest'assurda stanza polverosa senza vista e senza uscita.
[...]
Questa ... questa è soltanto una grande stanza vuota".
(p. 93)

"Nessuno sa che io mi trovi qui, si dice. Ne sono sicura. Nessuno sa che io sono qui." (p. 94)

[... ] ... gatti ... [...] non posso più tenerne, e mi mancano, mi manca il loro contatto".(p.96) 


"Be', semplifica la vita, avere soltanto una casa dove tornare" (p. 113)

"Quando smetto di lavorare e mi infilo nel letto, penso sempre a come sarebbe bello non svegliarmi più. Addormentarmi e non svegliarmi più. Almeno non avrei più bisogno di pensare a nulla". (p. 131)


LEZIONI AMERICANE - Italo Calvino

Istruttivo, scorrevole, piacevole, interessante.
Calvino fa venire voglia di leggere, e fa venire voglia di scrivere. 

Un saggio sulla letteratura, composto di cinque "lezioni". Pur non essendo "leggerissimo", incolla alle sue pagine, trattiene, coinvolge. 

1. Leggerezza
2. Rapidità
3. Esattezza
4. Visibilità
5. Molteplicità

Spunti estremamente stimolanti, citazioni ed analisi di testi già scritti, fluidità di linguaggio e un amore sconfinato per la parola in quanto forma di conoscenza, mezzo attraverso cui so conosce, si impara, ci si diletta. 
Un saggio letterario e filosofico. 

Lettura estremamente interessante. Consigliatissimo.


34 anni fa moriva Calvino, nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1985. 
34 anni dopo, le sue parole sono ancora qui. Lui non è più, il suo pensiero rimane, per altri. 

Nota autobiografica.
Per me difficile affrontare questo testo, per ragioni personali, costituite dal peso di una dedica da parte di chi questo libro mi ha regalato, molti anni fa, dimostrando di "non aver capito nulla". 
Ma questa è un'altra storia, che non diventerà letteratura.

lunedì 16 settembre 2019

L'ANIMALE (che mi porto dentro) - Nicola Pettorino

Nicola Pettorino
E' il terzo romanzo di Nicola Pettorino che leggo. Autore che so essere "vero", che sento vicino, pur non avendolo mai incontrato di persona. 

Scorre, si legge in un attimo (e non solo per via dei caratteri di stampa, "Easy Reading"). Si desidera procedere nella lettura, si desidera conoscere il seguito.

Colpisce la ripetizione quasi ossessiva, ricorrente, sempre uguale a sè stessa, della descrizione dell'evento che scatena l'animale protagonista del romanzo.  Un loop, un rehersal, un rimuginio questa descrizione che torna, viene riproposta, ripetuta, reiterata.

Molti interessanti spunti vengono toccati, nessuno davvero approfondito, in una sorta di proposta multipla di riflessione, su argomenti cui l'autore rimane tangente.
Nondimeno le proposte sono presenti.

Stereotipi descritti e mai davvero rovesciati, situazioni e crimini quotidiani di cui si prende atto, con la consapevolezza che qualcosa dovrebbe essere agito, ma senza proposte. Amare prese di coscienza, amare constatazioni.
Non superficiali, tutt'altro, bensì semplicemente abbozzate.

Cronaca attuale e storia passata che purtroppo ritorna, a fare da sfondo alla vicenda.
Un trauma atroce, tremendo, senza un perché, un evento crudele e insensato che segna per sempre la vita di chi ne è protagonista e non muore.
Sete di vendetta, piatto servito freddo, che non restituisce ciò che è stato tolto, che non risolve.
Sete di rivalsa, desiderio di giustizia, di restaurazione di un ordine diverso, di abolizione della violenza e della crudeltà.

Non si può che provare vicinanza con questo giustiziere improvvisato, piuttosto ingenuo e fisicamente potente. Non si può  non condividere il desiderio di "aggiustare".

E' anche inevitabile fare i conti con l'interrogativo che più viene posto durante tutta la narrazione: se è vero, come è purtroppo vero che lo Stato di Diritto non è anche necessariamente Stato di Giustizia, che non sempre la legalità è anche equità, allora può essere considerata accettabile la legge del taglione?

Una vita condizionata da un singolo, tragico, crudele, impensabile evento. Un'alternativa è possibile? E' desiderabile un'alternativa?

Il finale, che non deve essere qui anticipato, lascia un ambivalente sospeso.
Interessante, vale la pena riflettere sui sentimenti che questo suscita.

Ottimo romanzo per trascorrere un pomeriggio piacevole; coinvolgente, accattivante.

"Ci vorrebbe il foglio di via per tutti. Fuori dai coglioni e a casa loro [...]
Mi viene in mente che, probabilmente, le stesse cose le dicevano dei suoi genitori quando erano saliti su dalla Puglia" (p. 30)

"Non riesco a dare nessun senso logico al loro terrorismo. A nessun terrorismo." (p. 34)

" "L' animale" è nervoso, gli prudono le mani. Odia la violenza gratuita. Non sopporta chi picchia le donne, i vecchi e i bambini, diventa nervoso".  (p. 43)
Il moto spontaneo è chiedersi se invece picchiare un maschio adulto sia più sopportabile. Ma fa parte della narrazione, dei luoghi comuni toccati e non sviscerati. Lo si concede, tanto più se si legge poi che:
"Grandi, grossi e cattivi, posso fargli del male senza provare scrupoli di sorta" (p. 62)


"Città di merda, mondo di merda". (p. 49)

"La vita non è uguale per tutti, non tutti si guadagnano il pane allo stesso prezzo. C'è chi smazza per quattro soldi e chi ha tutto senza neanche doverselo sudare" (p. 66)

Pubblicato nel novembre 2018, anche questo romanzo di Nicola Pettorino ha finalità altruiste.
Infatti "L’intero incasso derivante dalla vendita del libro verrà devoluto a Marco Veglia, adolescente di Trucchi rimasto gravemente ferito a seguito di incidente stradale".

WAITING FOR GODOT - Samuel Beckett

"- Let's go.
- We can't
- Why not? 
- We're waiting for Godot.
- Ah!"

E' questo il ritornello che passa inizialmente inosservato per diventare via via spassoso, di questa tragicommedia in due atti in cui ... non succede niente. Due volte (per citare la quarta di copertina di questa edizione). 

Edizione imprescindibilmente commentata. La presentazione e le note a margine del testo hanno rappresentato l'utile e necessaria guida per la lettura di un genere che non è di immediata immedesimazione. 

Divertente e interessante lettura, in cui il primo atto - che apre perplessità, risulta poco coinvolgente e appare lento e noioso - prepara al secondo atto, nel quale ancora non succede nulla, ma si svela l'umorismo amaro dell'attesa. 

Una specie di Deserto dei Tartari senza un'oggetto.  Attesa fine a sè stessa, che contraddistingue l'esistenza umana. 

Un capolavoro di stile, ritmo, pause (lunghe, interminabili pause), silenzi che devono essere riempiti, un continuo cadere e restare immobili. 
Estragon e Vladimir sono una persona sola. I loro dialoghi-monologhi, i loro scambi di battute rapidi e stringati sono riflessioni e non-sense che scaturiscono da una sola persona, dialoghi interiori. 
Pozzo e Lucky, il potere e la sottomissione, la crudeltà e la sofferenza.

 E. People are bloody ignorant apes (p. 46, Act I, 156)

E. We've lost our rights?
V. We've got rid of them. (p. 54, Act I, 361-362)

E. We're not from these parts, sir. 
P. You are human beings none the less. As far as one caon see. Of the same species as myself.
(p. 59, Act I, 486-189)


P. I don't seem to be able ...  ... to depart. 
E. Such is life. (p. 91, Act I, 1300-1302)

V. That passed the time
E. it would have passed in any case. 
V. Yes, but not so rapidly. (p.92, Act I, 1322-1324)

V. That means nothing. I too pretended not to recognize them. 
And then nobody ever recognizes us. (p.93, Act I, 1349-1350)

V. [...] You're not going to compare yourself to Christ!
E. All my life I've compared myself to him. 
V. But where  he lived it was warm, it was dry!
E. Yes, and they crucified quick. (p.98, Act I, 1487-1491)

- Well, shall we go?
- Yes, let's go
 (They do not move)


E. Don't touch me! Don't question me! Don't speak to me! stay with me. 
V. Did I ever leave you?
E. You let me go. (p. 122, Act II, 48-51)

E. Another day done with. 
V. Not yet. 
E. For me it's over and done with, no matter what happens. [...] (p. 123, Act II, 59-62)


E. I tell you I wasn't doing anything.
V. Perhaps you weren't. But it's the way of doing it that counts,
the way of doing it, if you want to go on living. (p. 124, Act II, 92-94)

Vladimir: How time flies when one has fun! (p. 142, Act II, 656)

V. [...]Yes, in this immense confusion one thing alone is clear. We are waiting for Godot to come - (p.147, Act II, 796-797)


- Well? Shall we go?
- Yes, let's go
 (They do not move)


Un classico da leggere, un classico da apprezzare.
Mi è piaciuto.

Beckett Directs Beckett: Waiting for Godot
Part 1 - Beckett Samuel


Beckett Directs Beckett: Waiting for Godot
Part 2 - Beckett Samuel


sabato 14 settembre 2019

LE NOTTI BIANCHE - Fedor M. Dostoevskij

LE NOTTI BIANCHE - Fedor M. Dostoevskij
Torna Nasten'ka, mi riporta inevitabilmente a "Di Tutte le Ricchezze", romanzo che è stato "causa" di questa lettura, successiva.

Corsi e ricorsi letterari. Fanno parte del leggere. Del pensare. Del vivere.

"Sono un sognatore; ho una vita reale talmente limitata che mi capitano momenti come questo, come adesso, tanto di rado che non posso non ripercorrere questi momenti nei miei sogni".

"E perciò, per rimediare all'errore, ho deciso di informarmi sul vostro conto  nel modo più dettagliato. Ma siccome non ho nessuno su cui informarmi sul vostro conto, allora dovete essere voi stesso a raccontarmi tutto, vita morte e miracoli."

Iniziato più volte, più volte abbandonato. Rubato (non per amore della lettura, ma in quanto riposto assieme ad oggetti di maggiore valore materiale), ricomprato, re-iniziato, ancora abbandonato. 

Infine letto. Tutto d'un fiato, senza riflettere. 
Classico, pubblicato nel 1848. Imprescindibile la lettura dell'introduzione, per riconoscere il filo conduttore. 

La solitudine, più  che il sogno. O forse il sognare che conduce inevitabilmente alla solitudine. 
Interessante la descrizione di Pietroburgo, in cui gli edifici sono amici, i luoghi contano e le persone sono estranee, lontane, insignificanti. 
Luoghi fisici e mentali in primo piano. 

Un piccolo capolavoro che ho stentato ad apprezzare, pur riconoscendo alcuni spunti interessanti. 
"[...] Ascoltate: voi raccontate in modo meraviglioso, ma non potete raccontare in modo un po' meno meraviglioso? Giacchè parlate come se leggeste un libro". (p.59)

"[...] e già mi ero pentito di essermi spinto tanto lontano, di aver raccontato invano ciò che già da tempo mi pesava sul cuore, a proposito di cui potevo parlare come un libro stampato, perchè già da tempo avevo preparato  preparato la sentenza su me stesso [...] " (p. 69)

"[...] se non hai un'altra vita, allora ti tocca costruirla con quei pezzi. Ma nel frattempo l'anima chiede e vuole qualcos'altro!" (p. 72)

"Quel che è perduto è perduto! Quel che è stato detto non si può ritirare." (p. 111)

E' meglio vivere nel disincanto della realtà, o subire la gioia momentanea, caduca, artificiosa e non vera, data da una mera illusione?

"Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! Ed è forse poco seppure nell'intera vita di un uomo? ..." (p.124)