Si divora, accompagna poche piacevoli ore.
Commuove. Ma dire se a muovere sono le parole scritte da Nicola Pettorino o le vicende non narrate e per altre vie conosciute, è difficile.
Un romanzo su ischia. Splendida isola con la sua sfortunata Casamicciola.
Amicizia e amore e il tempo che scorre.
Atrocità umane e sventure.
"Infilai la chiave nella serratura del vecchio cancello di ferro ma dovetti prima spingerlo e poi forzarlo per riuscire, finalmente ad aprirlo. Avanzai alcuni passi nel piccolo viale e mi guardai intorno. Un disastro."
"Come sono stupidi gli uomini. Che poi, a essere sincera, mi sfuggono i motivi per i quali si faccia la guerra, mi appare una cosa così priva di senso, inutile e dispendiosa." (p. 136)
San Martino del Carso (27 agosto 1916)
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E' il mio cuore
Il paese più straziato
Porgo i miei distinti saluti
Giuseppe Ungaretti
(p. 148)
Una mano sul collo, una storia familiare da scoprire.
Le radici che, per quanto pensiamo di voler e poter prendere il volo, ci tengono ancorati alla nostra terrena realtà.
Dolce e sentimentale e, come un romanzo, un tantino improbabile; porta in sè tutto l'affetto e la nostalgia di persone e di luoghi trovati e perduti e ritrovati.
Bel romanzo.
Un commosso grazie a Nicola.
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