Un duplice efferato omicidio. Un lago di sangue.
Mani assassine.
Come sempre all'indagine condotta da Ricciardi e Maione sono affiancate, o per meglio dire intrecciate, le vicende personali dei due.
E' l'umanità dei personaggi, più che l'attrattiva del mistero, la trama che coinvolge chi legge.
L'immersione in un mondo lontano eppure prossimo, la caratterizzazione delle persone, netta e coerente eppure nondimeno umana.
Tiene compagnia De Giovanni, e fornisce uno spaccato di vita che rimane nonostante le nefandezze del tragico Ventennio, sfondo nero su cui spiccano le personalità dei protagonisti.
«Avete proprio ragione, commissa'. Si può rubare la vita di qualcuno, i sogni e le speranze. Il delitto più grande è quello: il furto di speranza».
«Non lo conosci. Non è un cane di cui si può essere proprietari: decide lui, con chi vuole stare. È una società momentanea, la nostra, senza guinzagli, né per lui né per me. Tu non lo sai, mio solitario amico, ma i grandi amori sono così: senza sbarre e senza catenacci».
Piacevole, leggero, un romanzo "da spiaggia", che si lascia leggere.
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