domenica 28 aprile 2019

FLATLAND - Edwin A. Abbot

FLATLAND - Edwin A. Abbot
"I call our world Flatland, not because we call it so, but to make its nature clear to you, my happy readers, who are privileged to live in Space".

Delizioso classico la cui lettura ho rimandato per anni, e finalmente ho ultimato. 
Non molto scorrevole la lettura in lingua originale di un romanzo scritto un secolo fa, ma vale lo sforzo, senza alcun dubbio. 

Geniale Abbot, fantastici i suoi limitati mondi con i loro limitati abitanti. Perfetta metafora della nostra limitata esistenza, dei limiti della nostra mente di fronte a ciò che non conosciamo.

Denuncia interessante dell'ordinamento costituito, della miopia e arroganza di chi con ogni mezzo si adopera per preservare uno status quo che privilegia talune categorie e ne assoggetta altre.

Bellissimo, geometrico, interessante romanzo in più dimensioni.


"King: Exhibit to me, if you please, this motion from left to right.
I: Nay, that I cannot do, unless you could step out of your Line altogether.
King: Out of my Line? Do you mean out of the world? Out of Space? 
I: Well, yes. Out of YOUR world. Out of YOUR space. For your Space is not the true Space. True Space is a Plane; but your Space is only a Line." (p. 50)

Progressioni algebriche e geometriche. Dal punto alla linea, poligoni e solidi. 
E se ci fosse un'altra dimensione? Una quarta? Se così fosse, perché non altre?
Che fine fanno le menti illuminate in società conservatrici? Qual è il destino dell'intelligenza, quando si confronta con chi ha come unico obiettivo il mantenimento dello status quo?
"Either this is madness or it is Hell". "It is neither", calmly replied the voice of the Sphere, "it is Knowledge; [...]" (p. 64)

"For why should the thirst for knowledge be aroused, only to be disappointed and punished?" (p. 70)

"[...] when I saw a Line and inferred a Plane, I in reality saw a Third unrecognized Dimension, [...]. And does it not follow that, in this region, when I see a Plane and infer a Solid, I really see a Fourth unrecognized Dimension, [...]?"

Stupendo.

venerdì 26 aprile 2019

CECITA' - Josè Saramago

CECITA' - Josè Saramago
Un'epidemia improvvisa, qualcosa di sconosciuto e che come tale fa paura. 
Il tipico modo di affrontare le "emergenze umanitarie". Isolare le vittime, demonizzarle. Senza vedere che tutti sono vittime, prima o poi tutti lo diventeranno. 

Pesante, questo romanzo. Pesante lo stile, pesante il contenuto, pesante la lettura. Eppure intrigante, eppure interessante, eppure molto avvincente. 
Il discorso diretto, mai virgolettato, si mescola alla narrazione, con la narrazione si confonde. 

La creazione di una parallela umanità, che presto inizia ad autodistruggersi. 
Cecità, il contrario della solidarietà. 
Ricorda "Il Condominio" (Ballard, 1975), l'atmosfera di questo romanzo. Il ribrezzo suscitato dalle descrizioni di sudiciume, umori, deiezioni, la repulsione alla scoperta che sia possibile sopportare ogni tipo di bestialità. Istinto di spravvivenza? A che prezzo. 
Qui è una causa esterna a scatenare l'inferno della bestialità umana. 

Emergenza. Mancanza di organizzazione. Nessuna lungimiranza. 
Una sola persona conserva la vista, circondata da un'umanità cieca. 
"[...] un Governo di ciechi che vogliono governare dei ciechi, e cioè, il nulla che pretende di organizzare il nulla". (p.216) 

"Senza futuro il presente non serve, è come se non esistesse." (p.216)

" [...] se la vittima non avesse un diritto sul carnefice, allora non ci sarebbe giustizia"

"... l'organizzarsi è già, in un certo qual modo, cominciare ad avere occhi" (p. 249)
"Qui non c'è nessuno che parli di organizzazione"

"... ben più necessità avrebbero i vivi di risorgere da sè stessi, e non lo fanno". (p. 255)

"Qui si parla di organizzazione, disse la moglie del medico al marito, Me ne sono accorto, rispose lui, e tacque." (p.262)

Angosciante, opprimente, desolante. 
Eppure, lascia aperto uno spiraglio di speranza. 

Curiosità (che rattrista):
"In Italia, il titolo è stato tradotto eliminando parte di quello in lingua originale per esigenze editoriali; si è ritenuto infatti che Saggio sulla cecità avrebbe scoraggiato i lettori".
(titolo originale, in lingua portoghese: Ensaio sobre a Cegueira, letteralmente Saggio sulla cecità) fonte: Wikipedia




domenica 21 aprile 2019

IL CAPITANO E' FUORI A PRANZO - Charles Bukowski

IL CAPITANO E' FUORI A PRANZO - Charles Bukowski
Ha una storia particolare questa lettura. Una citazione letta, un libro cercato a lungo, trovato di seconda mano, vera rivelazione. E ricordi molto infelici legati alla situazione. 

Un Diario crudo e disilluso. Il mio primo vero approccio con Bukowski attraverso il racconto degli ultimi suoi anni. 
Personaggio controverso, vita dissoluta, scanzonato odiatore, mette su carta pensieri apparentemente disarticolati. E fa venire voglia di conoscere meglio l'autore, i suoi scritti precedenti. 

Breve diario di bordo di un antipatico asociale con un fascino innegabile per chi sa apprezzare un certo tipo di sociopatia. 

"Trovo che chi tiene un diario e ci scrive i suoi pensieri sia una testa di cazzo. Io lo faccio soltanto perché qualcuno me l'ha proposto, quindi vedete che non sono nemmeno una testa di cazzo originale." (p.23)

"Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo. Verso l'anno Duemila. Allora sarò morto e fuori dai piedi. Lascio il mio mucchietto di libri." (p. 43)

"In vita mia credo di aver lavorato troppo come bassa manovalanza. L'ho fatto fino a cinquant'anni. Quei bastardi mi hanno abituato ad andare tutti i giorni da qualche parte, restarci per un mucchio di tempo e poi tornarmene a casa." [...] "Il fatto è che prendere il culo e portarlo un po' fuori da qui mi costringe a guardare l'Umanità e quando guardi l'Umanità devi PER FORZA reagire". (p. 64)

"Perché le persone interessanti sono così poche?" [...] "Il problema è che devo continuare a interagire con loro. Almeno se voglio che le luci continuino ad accendersi, che mi riparino il computer, se voglio tirare lo scarico del cesso, se devo comprare le gomme nuove, farmi togliere un dente o farmi tagliare la pancia, devo continuare a interagire. Ho bisogno di quegli stronzi per le piccole necessità, anche se loro, in sè mi fanno inorridire. E inorrideire è una parola gentile".  (p.135)


domenica 7 aprile 2019

IL SOLE DI MEZZANOTTE - Jo Nesbo

Breve romanzo che si legge in un pomeriggio. Un noir particolare, il secondo della serie "Il Pescatore". 

Molto bello, ben scritto e intrigante. Tiene col fiato sospeso fino alla fine, soprattutto se si è già letto "Sangue e Neve", il primo brevissimo romanzo di questa serie. 

Il protagonista è in fuca, Il Pescatore lo cerca, e si sa, non c'è scampo quando si è braccati da lui. Si ferma in un piccolo paese all'estremo nord, consapevole di non essere in salvo, sapendo che ogni ora di vita è un regalo. 

Perfetta compagnia per qualche ora di relax.

sabato 6 aprile 2019

LA STREGA - Camilla Lackberg

Di caccia alle streghe. Analogie molto calzanti tra l'intolleranza, l'odio, il razzismo che pervade la nostra epoca, la nostra Europa, e la crudele ignoranza che ha caratterizzato il periodo dell'Inquisizione. 
La trama di questo giallo, una bambina di quattro anni che scompare, a 30 anni di distanza dalla scomparsa e assassinio di un'altra bambina della stessa età, e nello stesso luogo, passa quasi in secondo piano rispetto alla descrizione accorata e viva delle dinamiche che fomentano odio e diffidenza verso il diverso. 

Un bel libro, davvero. Non tanto per il mistero, che comunque intriga, ed è in linea con lo stile narrativo di Lackberg, quanto per la straziante attualità. 
Interessante romanzo, scorrevole e "leggero", eppure in grado di trasmettere idee. 
Molto riuscito, molto bello. 

Consigliatissimo (anche se i gialli della Lackberg richiedono la lettura cronologica, per meglio seguire l'evolvere della storia dei personaggi). 

lunedì 1 aprile 2019

L'UOMO SENZA QUALITA' - Robert Musil

Aprile 2019
Inauguro con questo romanzo una nuova categoria, una nuova etichetta: quella dei libri iniziati e "non finiti".
Perché il tempo è tiranno, ma soprattutto perché leggere non ammette l'imperativo, ed è bello assaggiare pagine senza consumare tutto il testo.
Ci sono frammenti che lasciano il segno, ci sono frammenti che vale la pena condividere in itinere.Perché no?



Un classico che leggo a spizzichi. Piacevole e interessante, nonostante sia pesante. Poco maneggevole il tomo, non mi segue ovunque.
 
" ... finchè non arriva un individuo per il quale una cosa reale non è più importante di una cosa pensata. E colui che conferisce alle nuove possibilità senso e determinazione, è lui a risvegliarle" (p. 43)




IL DOMATORE DI LEONI - Camilla Lackberg

IL DOMATORE DI LEONI - Camilla Lackberg
Manca qualcosa a questo giallo, che pure tiene desta l'attenzione e si fa leggere fino in fondo. 
Sembra sia il periodo dei libri incompiuti, di nuovo questa sensazione sospesa. 

C'è anche un po' troppo, in questo romanzo. Troppe anime gemelle, troppe crudeltà che si intrecciano, si incontrano, si sfiorano. Troppo amore e troppo odio. 

Una ragazza viene investita da un'auto. Era stata rapita mesi prima, ha su di sé lesioni raccapriccianti. 
Altre ragazze sono scomparse, la polizia indaga, e la coppia investigatore-scrittrice è coinvolta e unita dal desiderio di comporre un puzzle fatto di tante tessere disparate. 
Come tutti i gialli discreti, ha la capacità di suscitare in chi legge la voglia di conoscere il finale, di unire assieme a chi investiga indizi e deduzioni, per avere il quadro d'insieme. 
Non un capolavoro, un buon giallo con il quale si trascorre qualche ora poco impegnativa.