Inverno nebbioso, a Napoli negli anni ‘30.
Si approssima Capodanno, con le aspettative illusorie che il cambio di data porta con sè.
Sono anni difficili, è iniziata una triste epoca per l’Italia e l’Europa. Lo scenario in cui si muovono il Commissario Ricciardi, il suo amico e collega Beigadiere Maione, l’illuminato dottor Modo e le persone che con loro interagiscono è remoto e nello stesso tempo estremamente attuale.
Un caso particolare. Uxoricidio a teatro, sul palco, di fronte al pubblico.
“L’ho uccisa, ma non sono stato io”.
Indagine in corso. Indagine intrecciata con le vicende personali dei protagonisti, e che rispetto a queste passa in secondo piano. Amore e morte, come sempre. Il vecchio musicista che era apparso negli interludi degli ultimi romanzi acquista la propria individualità, assume il proprio ruolo.
È l’addio di De Giovanni al suo Commissario Luigi Alfredo Ricciardi.
Forse è giusto così, poco spazio ci sarebbe stato per ulteriori vicende in questo contesto.
O forse l’autore cambierà idea e proporrà nuove storie che abbiano avuto come protagonista questo improbabile poliziotto che vede i morti ed è poco espansivo con le persone vive.
Romanzo amaro e dolce, lettura amabile, buona compagnia di qualche giornata d’inverno.
"Il regalo piú prezioso, la conquista piú grande è stata la consapevolezza."
"Stavolta però, ti racconto la storia della rondine che ho conosciuto, quando il mondo mi pareva pieno di colori, di tutti i colori: e poi ne perse uno. Un colore solo, gli altri sono rimasti; ma sapere che proprio quello non lo vedrai mai piú ti fa morire poco a poco, granello dopo granello come in una clessidra. E nella clessidra mia, polvere non ce n’è quasi piú."
... "caricheranno queste cianfrusaglie su un furgone e le abbandoneranno in una discarica. Ma in mezzo a libri e giornali, spartiti e dischi, c’è un senso, un senso che solo io intendo. Un filo che unisce la mia nascita alla mia morte."
"Poi riprende: nel sogno, però, non possiamo far niente. Non possiamo allungare la mano per difenderci e neanche per afferrare ciò che vogliamo. Stiamo solo sognando e la mano non si muove. E avvertiamo la frustrazione, il senso d’inettitudine."
"Perché è il sogno, proprio il sogno, la montagna piú alta da scalare, l’abisso piú profondo da esplorare. Il sogno, dove non avrete difese, dove la ragione non vi sarà d’aiuto. Il sogno, dove tutto è possibile e impossibile; dove volerete alto nei cieli, ma sarete anche feriti dal petalo di un fiore. Il sogno, dove camminerete schiacciati dal peso di un amore, dove non avrete il futuro a cui appoggiarvi per sfuggire al passato."
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