giovedì 2 gennaio 2020

BROKEN HARBOUR - Tana French

Un giallo che non cattura fino in fondo, che non convince.
Il protagonista di questo romanzo è un detective già incontrato, un personaggio cui si fa fatica ad affezionarsi.
La trama è intrigante, anche se lo sviluppo non riesce a trattenere, non è solido. 

Un'intera famiglia attaccata in casa propria. Un bambino e una bambina, il loro padre. Morti. La madre ferita gravemente ma ancora viva. 
Uno scenario desolato, un quartiere che prometteva di essere un esclusivo Eden, una sorta di parco dei divertimenti per famiglie, uno di quei luoghi artificiali che fanno la fortuna di chi li costruisce e riesce a vendere Sogni che nella realtà si rivelano incubi. Un mistero, un caso da risolvere, in una cornice deprimente. 
Il confine, labile, sfumato, frastagliato, tagliente, tra "normalità" e follia. 
 
La forza dei racconti di Tana French non sta nell'intreccio, nel mistero di un caso intricato che si svela nel finale. La forza dei suoi romanzi è la scelta dei protagonisti, l'immedesimazione con la loro personalità, la loro stora, il loro sentire. 
Non sono gialli "convenzionali", e nonostante ciò si fanno leggere. 
Al termine di ciascuno rimane un languore: gli interrogativi sul destino dei detective che accompagnano la storia appena letta, e la scommessa su chi sarà protagonista del romanzo successivo. 




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