giovedì 25 giugno 2015

IL BORDO VERTIGINOSO DELLE COSE - Gianrico Carofiglio

Metti che un giorno, per caso, tu legga un articolo su un giornale. Metti che questo ti colpisca, e ti induca a tornare nei luoghi dove hai trascorso la tua infanzia. Non sai nemmeno bene perché.
Il caso. Ed il tempo.

Il presente è per definizione legato al passato.
Il protagonista, oggi, e lo stesso protagonista, ieri. Molto tempo fa.



Un viaggio tra luoghi, pensieri, persone che a distanza di anni non sono più, anche quando ci sono ancora.


"Se i fatti contraddicono la teoria, tanto peggio per i fatti", per dirla con Hegel.

"Ti torna in mente una frase letta anni fa: non guardate indietro, ci siete già stati. Allora ti era parso uno spunto arguto. Magari un po' new age, ma arguto. Adesso ti chiedi se poi è vero che ci siamo già stati. Non sei così sicuro, non lo sai bene cosa c'è da quelle parti."


Un finale sospeso: "Chissà cosa succede poi, dopo aver parlato. Dopo l'ultima pagina, quando il romanzo finisce."

Un romanzo "mangiato": lo stile è più che scorrevole, il racconto sembra familiare.
Molto bello. Veramente molto bello.

Peccato per questa edizione, che contiene degli errori imperdonabili.
Mancano intere pagine, ed alcune sono ripetute. 
Poco male per quelle stampate identiche due volte. Ma veramente impossibile tollerare che manchino interi frammenti.
Da pag. 163 a pag 164 (numerazione consecutiva), si legge: "E' im- tare la terra dell'olio e la regione più cool d'Italia" - manca qualcosa!
Da pag. 234 a pag. 235, stesso problema, si legge: "Andiamo a vedere il tuo negozio? zona della frutta e verdura. Entrambi indossano ... "

Non è ammissibile un coitus interruptus nella lettura! 


Ecco i brani mancanti, per chi ha acquistato questa edizione "difettosa", a completamento di un romanzo che merita di essere letto:  

Pag. 163-164
È impazzito, pensi mentre senti l’affanno crescere, i muscoli irrigidirsi, i movimenti diventare faticosi, lenti. Nonostante tutto, in un modo o nell’altro, rilanci il pallone ma questa volta il tiro è sporco e impreciso. Sul terreno non sarebbe un problema, basterebbe un innocuo balzo
laterale. Ma Angelo è in equilibrio su una ringhiera. Ci prova lo stesso, a raggiungere il pallone che viaggia verso il vuoto. La scena diventa più lenta, un rallentatore angoscioso e interminabile che dura fino a quando, davanti ai tuoi occhi inorriditi, Angelo perde l’equilibrio e precipita.    È in quel momento che ti accorgi dei tuoi genitori. Ci sono anche loro su quella terrazza, hanno seguito tutta la scena e adesso ti fissano, muti e tristi. Poi si voltano e vanno verso la ringhiera. Tu allora scappi via, perché non puoi guardare giù, tuo fratello immobile sul marciapiede, e pensi che non hai fatto in tempo. Non hai fatto in tempo. Non hai fatto in tempo.    L’angoscia e il senso di catastrofe irreparabile non passano con il risveglio e si diradano solo quando ti stacchi fisicamente dal letto. Lo sai che è un comportamento infantile e superstizioso ma la prima cosa che fai è prendere il telefono e chiamare tuo fratello. Il cellulare è staccato. Non sarà nulla, ti dici. Angelo a quest’ora è in ospedale, e starà facendo il giro delle visite dei ricoverati. Reprimi a fatica uno sciame di pensieri spiacevoli e gli lasci un messaggio. Ciao, sono io, mi chiami quando hai un minuto?    Poi vai a fare colazione e questa volta la cucina non è deserta e silenziosa. Ci sono due turiste danesi, venute a visitare la terra dell’olio e la regione più cool d’Italia.
 
Pag. 234-235
Il suo negozio si chiama Bio-Logie. È una specie di piccolo e confortevole supermercato, fatto di legno chiaro, di bottiglie colorate, di saponi, di un settore dove ci sono abiti dalle tinte tenui e rassicuranti, di un altro settore con frutta, verdura e vasetti con piante. C’è una musica di sottofondo e ci metti un po’ a capire che è un arrangiamento jazz della Marcia Turca di Mozart. Cioè tutto fuorché quella che definiresti una musica di sottofondo. Nell’aria aleggia un profumo accogliente.    «Cos’è questo profumo?»    «Ti piace?»    «Molto. Fa venir voglia di rimanere qui dentro.»    «L’idea è questa. È una fragranza che ho creato io, proprio qualche settimana fa. Rosa bulgara, kumquat, yuzu, patchouli e una punta, giusto una punta di gelsomino per tenere in equilibrio gli altri quattro.»    «Yuzu?»    «Yuzu. È una specie di mandarino aspro.»    «Lo vendi? Il profumo, intendo, non il mandarino aspro.»    Lei ride.    «Sì, lo vendo. Ma se ti comporti bene, a te lo regalo. Quanti anni sono che non ci vediamo?»    «Almeno una ventina, direi.»    «Già, una ventina. Non ci posso credere. Va bene, dài un’occhiata in giro. Io sistemo alcune cose e poi sono da te.
Così Stefania scompare nel retro e tu ti guardi intorno. A quanto pare ci sono due dipendenti: una ragazza alta e magra alla cassa e un signore sulla sessantina nella zona della frutta e verdura.


2 commenti:

  1. Ciao Simona, grazie per questa condivisione... stavo impazzendo alla ricerca delle pagine mancanti... quando ho notato che nella mia edizione economica mancavano delle pagine intere non ci credevo, mi sono sentita intrappolata come il lettore di un famoso libro di Calvino

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  2. Ho avuto lo stesso problema. Ho comprato proprio questa bella edizione economica! Che sfortuna. Grazie davvero per aver salvato queste pagine.
    Debora

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