Un ragazzo con dei problemi di salute.
Un professore.
Un bosco.
Tante metafore.
Un breve romanzo, ma anche un saggio "divulgativo".
Lettura scorrevolissima, argomenti interessanti.
La trama è un pretesto per condurre il lettore in un viaggio dentro sè stesso, per riflettere sul senso della vita (ma ce l'ha davvero un senso?), sui segnali che il nostro corpo ci lancia per richiamare la nostra attenzione.
Un susseguirsi di metafore, una carrellata di pensieri filosofici e spirituali che poi conducono sistematicamente a suggerire una maggiore consapevolezza terrena, presente, concreta.
Ha un senso la malattia?
Qualcuno può pensare ad un disegno divino, qualcuno al caso (sotto forma di "sfiga"), qualcuno può cercare aiuto nella "magia" o nella spiritualità.
L'autore suggerisce di pensare a corpo e mente come ad un tutt'uno biologico.
Di guardare al malessere come ad un impulso, una spinta, un segnale per uscire da una situazione "stretta" e cercare di trovare una propria dimensione. Molto probabilmente diversa, nuova.
Senza fuggire,
Molto intelligente il pretesto delle citazioni "bibliche", il riferimento a pratiche spirituali, religiose, filosofiche, per lasciare libero il lettore di dare la propria interpretazione alla "ricerca di senso", e nel contempo per guidarlo ad una visione più terrena, logica, materiale.
Vengono così proposti in termini semplici, quasi casuali, costrutti complessi quali lo stress (quale meccanismo di adattamento orientato a ripristinare un equilibrio e a sfuggire al pericolo).
Viene raccontata la potenza dei condizionamenti sociali, della famiglia di origine, delle nostre aspettative. Vengono raccontati alcuni "meccanismi di difesa".
Viene denunciata la nostra personale ed inconsapevole "fuga dalla libertà".
Si parla di scelte, di movimento, di cambiamento, di possibilità, di evoluzione personale, di crescita, di fuga da e tensione verso, di consapevolezza, di dolore, di sentimenti, di sensazioni.
Questo, e molto altro. In un libro che sarebbe bene leggere più di una volta.
Per scoprire più diverse possibili interpretazioni.
Qualche assaggio, che estratto dal contesto non rende giustizia alla struttura né al contenuto del libro, per lo più ben articolati e studiati in modo molto attento.
"L'idea di non risalire da dove era caduto, forse dettata dalla paura che accadesse di nuovo, fu il primo di tanti errori che quel giorno ebbe modo di vedere".
"Giorno dopo giorno si concretizza la "filosofia del rinvio" della gioia, a favore della rinuncia e del sacrificio"
"Abbiamo dovuto inventare i reality perché ormai l'essere veri è così raro che per vederlo deve essere rappresentato in un teatro tragicomico in onda tutte le sere alle venti e trenta"
"L'uomo non poteva che inventare un sistema d'intelligenza che si basasse sul funzionamento della propria intelligenza.
E' il motivo per cui ci immaginiamo Dio a forma di vecchio saggio, o altre forme di vita nell'universo con un profilo umanoide.
Non possiamo creare nulla che già non conosciamo".
Due vie per "stare meglio".
L'accettazione (non passiva e rassegnata, bensì ragionata e consapevole). Via difficilissima. Meno difficile dell'altra: il cambiamento.
Un romanzo-saggio interessante, che può essere letto a vari livelli ed interpretato in una varietà di modi. Lo consiglierei sia agli "addetti ai lavori" che a chi semplicemente abbia voglia di leggerlo.
"La sensazione del troppo tardi, una sensazione che uccide la speranza, ci attende al varco di un'altra stagione della nostra vita."
Nessun commento:
Posta un commento