lunedì 28 ottobre 2024

LA TREGUA - Primo Levi

La tregua[La vergogna] ... "quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa." (p.4)

Dopo Auschwitz, il ritorno a casa. Pochi superstiti, "fortunati".
Un viaggio che dura un anno.

"A Slizk, nel luglio 1945, sostavano diecimila persone; dico persone perché ogni termine più restrittivo sarebbe improprio". (p. 117)

Un viaggio accidentato, incerto, duro. La fine della guerra, la fine della deumanizzazione nel campo di sterminio non è pace ritrovata.
Si attraversano luoghi, si incrociano persone, si ripensa a un passato recente e impensabile, e a uno meno recente, e più difficile da rievocare.

"Rimanemmo a Staryje Doroghi, [...] per tre lunghi mesi: dal 15 luglio al 15 settembre del 1945.
Furono mesi di relativo benessere, e perciò pieni di nostalgia penetrante. La nostalgia è una sofferenza fragile e gentile, essenzialmente diversa, più intima, più umana delle altre pene che avevamo sostenuto fino a quel tempo; percosse, freddo, fame, terrore, destituzione, malattia.
" (p. 137)

Kazàtin.
"... la cesura di Auschwitz, che spaccava in due la catena dei miei ricordi" (p. 180)

C'è un evento spartiacque nella vita di molti, un evento che divide in prima e dopo la catalogazione degli avvenimenti che ci riguardano. 

"Non avevamo provato alcuna gioia nel vedere Vienna sfatta e i tedeschi piegati: anzi, pena; non compassione, ma una pena più ampia, che si confondeva con la nosta stessa miseria, con la sensazione, greve, incombente, di un male irreparabile e definitivo, presente ovunque, annidato come una cancrena nei visceri dell'Europa e del mondo, seme di danno futuro". (p. 194)

Il risveglio
"Eravamo stanchi di ogni cosa, stanchi in specie di perforare inutili confini" (p. 197)

"Quanto di noi stessi era stato eroso, spento? Ritornavamo più ricchi o più poveri, più forti o più vuoti?" (p. 199)
"Il veleno di Auschwitz"

Il ritorno, il risveglio e un incubo che rimane reale.
Cosa può fare l'essere umano ad altri esseri umani?

Ferite inguaribili, tuttora inferte.
Impunemente e tra l'indifferenza di chi non se ne sente partecipe.
Indifferenza che è complicità.

La banalità di un male che non cessa né si cancella.



giovedì 10 ottobre 2024

SE QUESTO E' UN UOMO - Primo Levi

 

"Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato"
(Primo Levi, Introduzione)

E infine l'ho letto.
Terribile perché vero. Un resoconto agghiacciante di ciò che è stato, di ciò che è stato ripetuto, di ciò che è ancora.

"Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?" (p.8)

Quei vagoni, di cui tanto si era sentito parlare.
"Questa volta dentro siamo noi" (p.9)

Cosa accade quando a un uomo, a una persona, viene tolto tutto?
" ... accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere sè stesso ... " (p.19) 

"Guai a sognare. Il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente e non sono lunghi sogni noi non siamo che bestie stanche". (p.37).

" ... pure già so ormai che è nel normale ordine delle cose che i privilegiati opprimano i non privilegiati: su questa legge umana si regge la struttura sociale del campo." (p.37)

"Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che ptrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo". (p.49)

"Per qualche ora, possiamo essere infelici alla maniera degli uomini liberi" (p.72)

Come raccontare ciò che si prova nel leggere questa cronaca straziante? Cosa si prova?
Troppo duro. Cosa aggiungere alle parole di Primo Levi? Al racconto, alle considerazioni, alle analisi? 

La Natura Umana, sotto tutti i nostri occhi, è sempre la stessa:
" ... si offra ad alcuni individui in stato di schiavità una posizione privilegiata, un certo agio e una buona probabilità di sopravvivere, esigendone in cambio il tradimento della naturale solidarietà coi loro compagni, e certamente vi sarà chi accetterà." (p.87)

Le basi psicologiche della sopraffazione. Del potere che le persone più spietate possono esercitare con la complicità di chi si illude di poter raggiungere una posizione di privilegio.
E' il fondamento su cui si struttura il nostro mondo.
La nostra Cecità fa sì che non ce ne accorgiamo.

Come è possibile? Come è possibile sopravvivere a questo? Come è possibile che questo sia avvenuto?
Sopravvivere?
Si insinua una certezza - fallace? Non sopravvivrei, non si sopravvive.
Mentre è sotto gli occhi - ciechi - di ogni persona che ciò che è accaduto è possibile. E come è accaduto ciò che è stato. 

La bestia umana è ignava, inerte, indifferente testimone, perpetuamente, di tali atrocità.
Che non vuole vedere finchè non si abbattono contro la propria persona.
E allora, le altre persone resteranno cieche e sorde. 

L'odio sopravvive nell'indifferenza. 

Appendice (1976)

"I lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvisuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'Uomo, e l'uguaglianza fra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui è difficile fermarsi."(p. 181)

Qual è la differenza tra i lager tedeschi e quelli Russi?