Il riscatto di una vita di sacrificio, una professione che tarda ad avviarsi.
Straniero, povero. Medico.
Il riscatto economico, l'inizio.
E, nel consapevole riconoscimento delle disparità, inique, tra diverse classi sociali che separano esseri umani altrimenti identici, incontri di anime.
Cambiamenti che lasciano tutto com'era, come è sempre stato.
L'esteriorità e il materiale cozzano contro la storia di ciascuno, quella vita che fa delle persone ciò che sono, giorno per giorno, e che non si può cancellare, resterà, immutabile, passato.
L'incipit:
"Ho bisogno di denaro"
"Le ho detto "no"".
Dario Asfar insegue il suo obiettivo, non demorde. Rimane sè stesso?
Riscatto, apparenza, ipocrisia.
Maschere nude, quelle persone che seguono ciò che appare come ricchezza e successo, fingendo di non vedere la decadenza.
Espedienti. Espedienti dei ricchi per superare un malessere senza nome, un male oscuro che non sembra avere cura; espedienti di chi è povero per sopravvivere, espedienti, illusioni.
Avere, non essere.
"Bisognava solamente trovare l'uomo che possedesse la scienza, le parole chiave; il guaritore, lo stregone, l'illuminato, il ciarlatano, che importa!" (p.99)
Conta più il duro lavoro o l'apparenza, l'inganno?
E, una volta svoltato, una volta intrapresa la via verso il successo, una volta che la soppravvivenza sembra ormai assicurata, non se ne esce. E' un circolo vizioso di cupidigia, inganno, ricatto; bisogni indotti necessari soltanto a mantenere uno status fasullo, un castello di carte costoso e gravoso.
Riscatto o avidità? Cosa accade quando il desiderio di uscire dalla miseria diventa in realtà desiderare un posto in quello stesso sistema che la crea, che della miseria altrui si alimenta?
Cupo, ansiogeno, triste eppure piacevole, questo romanzo.
Uno spaccato di vita d'altri tempi che ben si avvicina all'epoca attuale.
Cambia tutto, perchè non cambi nulla.
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