Non invoglia, al principio, la lettura. L’occhio inciampa nelle parole, ed é un inciampo mentale.
Vanno a segno alcune immagini, penetrano chi legge, i significati.
(p. 4/117) Introduce “La postura della cattività”, “La prossemica dei detenuti”.
E “Tratte di schiavi, bastimenti colmi di migranti, galere romane … “
C’é compassione che si fa empatia nel dire di chi non ha nemmeno l’illusione della libertà. Non é giudizio, é osservazione senza orpelli.
(p.14/117) É in me l’idea che le guardie sono sbirri, che gli sbirri fanno male, che sei colpevole perché appena ne incontri una ti nasce una pietra in tasca
Elisabetta Maiorano insegna matematica.
É vedova.
Nisida é un carcere minorile.
Almarina è giovane e ha già vissuto atrocità sufficienti per molte esistenze.
Almarina ha un fratello più piccolo.
L'Autorità l'ha separata da lui, l'ha separato da lei.
p. 11/141 “Dentro la sbarra ma ancora fuori dal carcere" é un luogo fisico ma soprattutto interiore.
(p.22/117) “NON GUARDARE CHI VIVEVA UNA CONDIZIONE DIVERSA DALLA TUA ERA L’ALLENAMENTO DELLA BORGHESIA.”
Verità che chi é borghese dimentica. Verità di cui forse nemmeno si é consapevoli.
Sbattuta in faccia in tutta la sua semplice, disarmante, crudele evidenza.
Proseguendo, lo stile diventa familiare, la storia suscita curiosità.
(p.32/117) “Le ragazze non hanno i regali firmati della Camorra”
“Se un numero é uguale al suo doppio, stiamo parlando dello zero”.
(p.44/117) "C'è un matrimonio dei libri, evoca dolcezza e complicità e fusione”.
Breve, non scorrevole, non banale. É un susseguirsi di immagini, fotografie di momento a comporre il mosaico della trama.
Trama che rimane giustapposizione di tessere, faticoso trovare il quadro d'insieme.
Ha un che di incompiuto, nonostante il cerchio si chiuda.
Numerose le riflessioni che si ricavano ritagliando citazioni.
