1939. Un (altro) aprile del Commissario Ricciardi.
Ne "Il Pianto dell'Alba" De Giovanni gioca un tiro crudele a chi legge.
Cinque anni dopo, la vita prosegue, ci sono due giovani, una coppia, morti ammazzati.
Una cantante triste e nostalgica dall'altra parte del mondo. Tutto cambia, ma non la voce di Laura, non i sentimenti.
Una bambina, Marta, porta gioia nei cuori straziati del padre e del nonno.
E' una bambina dotata, è facile innamorarsi di lei. Ha in sè molto della madre che non ha conosciuto.
Giulio Colombo, padre di Enrica e suocero del Commissario Ricciardi, deve cedere la propria attività a la propria vita al genero, per via delle Italiche Leggi Razziali.
Il dottor Modo, consapevole eppure ingenuo, vede bene ciò che attorno accade, e non si capacita che persone rette, integre e intelligenti non riescano a capire.
(p. 152) "E' il suo mondo, quello che si sta preparando ora. Il suo futuro, il posto in cui dovrà vivere. Sei tu quello che dovrebbe aprire gli occhi. Io di figli non ne ho, potrei fottermene e vivere tranquillo gli anni che mi restano, standomene a guardare quello che sucede e facendomi due risate alle spalle di questi buffoni. Ma stanno accadendo cose brutte, e solo un cieco o un fesso può non accorgersene."
Ricciardi mette alla prova la figlia, vuole sapere se ha ereditato da lui "Il Fatto".
Maione, il gigantesco Brigadiere, rischia di perdere l'ultima figlia acquisita.
Il caso è risolto, chi ha ucciso i ragazzi è ormai noto.
La Giustizia non restituisce la vita a chi è morto, nè a chi sopravvive.
Garzo, il solerte arrivista, riceve una lista.
E, finalmente, capisce.
Tempi bui, che somigliano troppo al presente.
