Il terzo giallo di Tana French.
La voce narrante è ancora una volta diversa.
Non c'è traccia di Cassie, Sam nè Tom. E' Francis Mackey, questa volta che propone il proprio punto di vista, che racconta le proprie vicende.
L'aspetto più attraente di questa serie di romanzi è lo spostamento degli elementi comuni dalle persone ai luoghi; protagonista sembra essere Dublino, costante è il passato che torna ad interagire con un presente che ha contribuito a costruire. L'attenzione dell'autrice è rivolta all'interno dei personaggi più che allo svolgimento dei fatti. Questi ultimi costituiscono quasi il contorno a ciò che davvero è importante: il loro sentire.
Due giovani appena maggiorenni decidono di tentare la fortuna, di lasciare le proprie famiglie, la propria città, il proprio Paese per vivere assieme la propria storia d'amore. Una vera e propria fuga. Al momento di incontrarsi per partire, però, lei non compare. Sembra svanita nel nulla, nulla di lei si sa da allora.
Trascorsi più di vent'anni, il suo fantasma torna nella vita del giovane, ora adulto, poliziotto a Dublino.
Trascorsi più di vent'anni, il suo fantasma torna nella vita del giovane, ora adulto, poliziotto a Dublino.
E' ancora una volta un ritorno prepotente del passato, di vicende familiari difficili e devastanti.
Tana French scava nel profondo delle famiglie, approdo sicuro all'apparenza, e in realtà luogo pericoloso e dannoso.
Il presente plasmato dal passato, un passato che non si può cancellare, che non vuole farsi dimenticare.
Il linguaggio riporta a Dublino, complicando un po' la lettura di chi non è madre lingua, ma contribuisce in modo tangibile a rendere l'atmosfera.
Immergendosi nelle pagine di questo romanzo ci si trova a visitare Dublino negli anni '80, è un viaggio coinvolgente.
Ed è un viaggio all'interno di dinamiche familiari distorte, malate, pesanti, che si svelano durante la narrazione.
" [...] there's another kind of secret as well, The kind where, even there's nothing bad about it, someone else has a right to know it too". (p. 236)
"- People don't necessarily hurt each other.
- Yes, Liv, they do. Parents, lovers, brothers and sisters, you name it. The closer you get, the more damage you do". (p. 332)