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Inizia con l’inevitabile riassunto delle vicende accadute nel primo libro. Un riassunto breve, scarno e per questo estremamente divertente.
Ingredienti per quest’altra piccola mirabile opera di intelligente ironia sono, tra gli altri, una nave spaziale che va in tilt nel tentativo di preparare una buona tazza di te; il robot depresso Marvin, che con la propria discutibile dialettica sotto-tono ha ragione di tecnologie molto più sofisticate della propria; un peculiare ristorante al termine dell’universo (che si scopre essere un tempo, non un luogo!) .
Viaggiare nel tempo presenta delle difficoltà.
- Il problema più grande è semplicemente grammaticale, e l’opera principale da consultare sull’argomento è “La Guida tascabile dei 1001 tempi verbali per il viaggiatore nel tempo”. Che è in grado di dire, per esempio, in che modo descrivere qualcosa che stava per accaderti nel passato prima che tu la evitassi balzando avanti nel tempo di due giorni allo scopo di evitare che ti accadesse. Il fatto viene descritto in modo diverso a seconda che tu stia parlando dal tuo tempo naturale, da un tempo nel futuro futuro o nel futuro passato, ed è ulteriormente complicato dalla possibilità di intrattenere conversazioni mentre stai viaggiando da un tempo ad un’altro con l’intenzione di diventare tua madre o tuo padre. -
Dopo varie vicissitudini, alle quali il povero Marvin, inutile dirlo, non partecipa volentieri, Arthur Dent e Ford Prefect si troveranno, al termine del loro naufragio temporale, su un pianeta sconosciuto, popolato da una classe di persone “inutili”, scaricate come zavorre dal loro pianeta di provenienza.
Al termine del libro Arthur riuscirà ad ottenere dalla propria mente (parte integrante di quel computer che era la Terra) la domanda alla fatidica risposta sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto.
Terminata la lettura di questo secondo delizioso volumetto, l’istinto è quello di immergersi immediatamente nel terzo libro della trilogia di cinque: per l’appunto “La Vita, l’Universo e Tutto Quanto”.
Questo è il “secondo libro di una trilogia di cinque”.
(Titolo italiano: “Il ristorante alla fine dell’Universo”).
"The restaurant at the end of the universe" – Douglas Adams (1980 )
- Il problema più grande è semplicemente grammaticale, e l’opera principale da consultare sull’argomento è “La Guida tascabile dei 1001 tempi verbali per il viaggiatore nel tempo”. Che è in grado di dire, per esempio, in che modo descrivere qualcosa che stava per accaderti nel passato prima che tu la evitassi balzando avanti nel tempo di due giorni allo scopo di evitare che ti accadesse. Il fatto viene descritto in modo diverso a seconda che tu stia parlando dal tuo tempo naturale, da un tempo nel futuro futuro o nel futuro passato, ed è ulteriormente complicato dalla possibilità di intrattenere conversazioni mentre stai viaggiando da un tempo ad un’altro con l’intenzione di diventare tua madre o tuo padre. -
Dopo varie vicissitudini, alle quali il povero Marvin, inutile dirlo, non partecipa volentieri, Arthur Dent e Ford Prefect si troveranno, al termine del loro naufragio temporale, su un pianeta sconosciuto, popolato da una classe di persone “inutili”, scaricate come zavorre dal loro pianeta di provenienza.
Al termine del libro Arthur riuscirà ad ottenere dalla propria mente (parte integrante di quel computer che era la Terra) la domanda alla fatidica risposta sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto.
Terminata la lettura di questo secondo delizioso volumetto, l’istinto è quello di immergersi immediatamente nel terzo libro della trilogia di cinque: per l’appunto “La Vita, l’Universo e Tutto Quanto”.
Questo è il “secondo libro di una trilogia di cinque”.
(Titolo italiano: “Il ristorante alla fine dell’Universo”).
"The restaurant at the end of the universe" – Douglas Adams (1980 )